CANNES 61 – "È un film sulle infinite modalità con cui l'amore può declinarsi…". Incontro con Pablo Trapero

Dopo il silenzio che ha accompagnato Blindness, il film di Fernando Meirelles che ha aperto il Concorso, e i timidi consensi che hanno contraddistinto la proiezione dell’israeliano Waltz wth Bashir, arrivano i primi fragorosi applausi per Leonera, quinto film dell’argentino Pablo Trapero.

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pablo traperoCome presenteresti in poche parole il tuo film?
È un film sulle donne. E sull’amore. Soprattutto è un film sulle infinite modalità con cui l’amore può declinarsi: in questa pellicola c’è un tipo di amore tra Julia e suo figlio Tòmas, un altro tipo di amore tra Julia e sua madre, un altro ancora tra Julia e Marta, la sua amante in carcere, ancora un altro tra Julia e Ramiro, il suo amico/nemico, e così via, potrei continuare per molto tempo ma vi annoierei solamente…

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Che significato ha il titolo, Leonera?
Ha un duplice significato. Innanzitutto, Leonera è quando una persona passa in mezzo ad un mare di gente che gli urla addosso di tutto. Per esempio, nel film Julia più di una volta attraversa questa “situazione”, quando passa nei padiglioni del carcere femminile per andare nella stanza delle visite ai familiari e tutte le altre detenute urlano e gli tirano addosso di tutto. E poi Leonera, in Argentina, si usa per definire una madre molto coraggiosa, fiera, disposta a tutto per proteggere la propria prole: Julia è senza dubbio una leonessa, visto quello che fa pur di stare accanto al proprio figlio.

Si sente molto l’eco di certo cinema classico, hollywoodiano e non, nel film, soprattutto nella figura di Julia. Hai avuto dei modelli ai quali ispirarti?
In effetti è vero. Quando ho iniziato a lavorare al film ho avuto fin da subito ben chiaro come delineare questo personaggio anarchico, che va contro tutto e contro tutti. Registi come Rossellini o Ford hanno sempre lavorato su personaggi inseriti in contesti particolari, spesso “naufraghi” senza nessuna stella polare a fargli da guida. Per Julia, in particolare, mi sono lasciato influenzare molto dal cinema classico sudamericano, quello degli anni ’40 e ’50 per intenderci, dove si trovavano spesso figure di donne così forti e determinate.

C’è ancora una volta una famiglia al centro del tuo cinema. Una famiglia, come sempre, molto particolare…
Certo, essendo spesso specchio dell’amore la famiglia può essere declinata in tante versioni, come ho detto prima. C’è quella che costruisci, quella che erediti, e così via. In Leonera il cuore del film è il rapporto tra Julia e Tòmas ed è su quel vincolo che lega una madre al proprio figlio, un vincolo che va oltre la semplice definizione di famiglia, che mi sono appassionato. Un vincolo che, e lo dico da padre di famiglia, noi possiamo percepire solo come spettatori…

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