CANNES 64 – "Il film non ha scene di battaglia perché ci sarebbe voluto troppo tempo a girarle in 3D." Incontro con Takashi Miike


Dopo il magnifico13 Assassins di Venezia, Takashi Miike conferma la sua forma stepitosa portando in Concorso sulla Croisette un altro magnifico tassello dalla fine di un'epoca, Ichimei (Hara-Kiri: Death of a Samurai), film caratterizzato da un utilizzo quantomeno "singolare" della tecnologia 3D – per forza di cose la conferenza stampa si instrada ben presto sui binari della stereoscopia nel cinema, e della violenza come punto cardine della poetica del cineasta giapponese

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Come mai un altro film di samurai?

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"Ichimei (Hara-Kiri: Death of a Samurai) non è stato pensato come un film basato sulla violenza. No, ad essere violento è il soggetto stesso del film, del quale sono molto appassionato. I miei film non si possono definire in base al genere: sono i personaggi della storia a decidere che forma prenderà il film. Io sono sotto il controllo del cinema e dei personaggi. I miei film sono il risultato dell'incontro fortuito tra le persone e le storie."

Ci spieghi un po' la scelta del 3D…

"La storia, l'ambientazione e il set di Ichmei (Hara-Kiri: Death of a Samurai) erano perfetti per girare in 3D. Detto questo, girare in 3D ti obbliga a un sacco di limitazioni. Il film non ha scene di battaglia perché ci sarebbe voluto troppo tempo a girarle in 3D. Ma girare in 3D ti apre anche a una grande schiera di possibilità."

Come ha lavorato lo sceneggiatore allo script?

Kikumi Yamagishi: "Ho lavorato duro per mantenere l'essenza della storia originale. Il personaggio del capo samurai è molto diverso dall'adattamento fatto da Kobayashi nel 1963. Il personaggio principale non uccide nessuno nell'opera originale. La sua intenzione è solo quella di tornare al significato originario del codice dei samurai e di dare una lezione a quelli che se ne sono allontanati." 

Nel cast c'é anche il giovane attore giapponese Eita…

Eita: "Conoscevo i film di Takashi Miike e un po' temevo il suo metodo sfiancante di lavoro sul set. Ero pronto a sperimentare un sacco di tensione in scena, ma non ce n'é stata traccia. Takashi ha un gran senso dell'umorismo, mi ha spinto a dare il meglio di me davanti alla macchina da presa."

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