CANNES 65 – “Student”, di Darezhan Omirbaev (Un CertainRegard)

Student
Il più significativo autore kazako d’oggi, e da sempre meraviglioso indagatore dell’anima e del senso del filmare, con Student ha “ridotto” in un’ora e mezzo un altro capolavoro della letteratura russa, "Delitto e castigo", facendo ancora una volta slittare nel contemporaneo le azioni dei personaggi

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StudentSe nel 2007, con il magnifico Shuga, aveva “sintetizzato” in novanta minuti i caratteri e il sentimento di Anna Karenina, ambientando nel Kazakistan odierno – conflittuale, violento, corrotto – il romanzo di Tolstoj, quattro anni dopo Darezhan Omirbaev, il più significativo autore kazako d’oggi, e da sempre meraviglioso indagatore dell’anima e del senso del filmare, con Student ha “ridotto” in un’ora e mezzo un altro capolavoro della letteratura russa, "Delitto e castigo", facendo ancora una volta slittare nel contemporaneo le azioni dei personaggi, questa volta di Dostoevskij.

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Omirbaev trova dal cuore dell’Ottocento comportamenti e situazioni ben adattabili ai giorni nostri e utili per continuare a riflettere sui cambiamenti della società del suo paese dopo l’indipendenza avvenuta nel 1991. Infiltrando, nel tessuto drammatico prosciugato, note d’umorismo amaro derivate dai gesti, soprattutto se “immobili”, che producono scarti di leggero surrealismo, tonalità astratte affioranti dall’estrema fisicità in cui sono immersi i corpi (tratto di tutto il cinema del regista). Lo studente del titolo vive lontano da casa in una squallida stanzetta in affitto (con quanta precisione e poche inquadrature Omirbaev visualizza gli appartamenti della popolazione “umiliata e offesa” dello scrittore…), frequenta, per noia, un set cinematografico (nelle scene iniziali, e il regista è interpretato dallo stesso Omirbaev, che gioca un breve ruolo opposto, e divertito, a quello di chi fa cinema d’autore, ovvero lui nella realtà), viene picchiato (fuori campo, come poi in seguito), vaga per la città e conosce un vecchio poeta e la sua famiglia, uccide ed espierà, trovando nella ragazza muta figlia del poeta l’amore oltre le sbarre della solitudine e del carcere.

Come in Truffaut, di una persona resterà un libro, quello delle poesie dell’anziano, dopo la sua morte, trovato cadavere per strada. Dato alle stampe e le cui copie sono spedite alla famiglia. Omirbaev costruisce infatti un cinema di poesia più che narrativo, lavora per ellissi e sottrazioni, per accostamenti dove, se il sogno è presente, ha la stessa consistenza visiva delle altre scene. Cinema che invita a immaginare, ed è profondo sguardo politico, impietosa descrizione di un degrado, ambientale e umano, insieme contestualizzato e senza tempo.

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