#Cannes2016 – Cristi Puiu: “La nouvelle vague rumena è una formula per i critici”

Il regista rumeno, per la prima volta in concorso, ha presentato Sieranevada. E durante l’incontro ha parlato di come è nato il progetto e della situazione del cinema nel suo paese

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Ha aperto le danze della competizione con Sieranevada. Per Cristi Puiu si tratta della prima volta in concorso. Al festival aveva partecipato solo in maniera tangenziale con I ponti di Sarajevo, tra gli eventi speciali di due anni fa. Ed è stata Cannes a dare i primi riconoscimenti al cinema rumeno con la Palma d’oro nel 2007 a 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni tanto che si è parlato di nouvelle vague. Ma Puiu puntualizza: “La nouvelle vague rumena è una formula che aiuta i critici cinematografici. Oppure non so se comprenda un gruppo di film che si fanno in Romania e poi vanno ai festival. Per quello che mi riguarda, sono stato influenzato da cineasti come Lucien Pintilie, Mircea Daneliuc, Iosif Demian. Il cinema rumeno quindi esiste già da prima del 2001 quando il nostro cinema ha cominciato a circolare per i festival. Si, sono contento che festival come Cannes e Berlino ci proteggono”. Poi parla della situazione oggi: “la situazione ora non è buona. Ci sono troppi pochi soldi per fare i film. Nella coproduzione di questo film, oltre alla Romania, sono entrati quattro paesi: la Bosnia, la Macedonia, la Francia e la Croazia. Ci sono voluti due anni per trovare i fondi necessari per realizzarlo. Inoltre la nostra lingua non è facilmente comprensibile per una circolazione all’estero. E in alcune città non c’è neanche uno schermo”.

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sieranevadaSieranevada dura 173 minuti: “Fortunatamente faccio parte della categoria di registi che hanno la fortuna di fare film che vengono distribuiti. Non mi sono mai posto il problema della durata nei miei film e non l’ho fatto neanche in questo caso. Certo, c’è stata improvvisazione durante le riprese, ma non nel senso della macchina da presa che gira e gli attiri fanno quello che vogliono. Siamo stati tutti coinvolti nel progetto. Non avevo niente da perdere. I dialoghi sono stati scritti giorno per giorno. Poi vedevo se funzionavano nel montaggio. Il fatto di intervenire su una sceneggiatura che era stata già scritta mi ha reso contento. L’ho scritta io ma mi sono permesso di contraddirla. Non somiglio come quei registi che sono come dei ‘guardiani del testo’. Nel corso della lavorazione ho introdotto altri elementi”.

Racconta poi come è nato il progetto: “Alla base c’era già la storia reale e cioè il ricevimento dopo il funerale di mio padre. Il produttore bosniaco mi ha contattato nel 2012. Mi ha chiesto se avevo una sceneggiatura pronta. Gli ho risposto di no ma gli ho detto anche che avevo un’idea. Anche se le storie che compongono i diversi momenti del film sono finzione. In questo film è lo spettatore che si costruisce la sua propria finzione”.

sieranevada cristi puiuSulla scelta del titolo: “L’ho scelto in maniera molto soggettiva. Mi piaceva la sua sonorità. E poi doveva parlare di un luogo preciso. Avrei potuto anche intitolarlo con il nome dell’indirizzo del palazzo dove si svolge la storia”. Parla poi dei riferimenti alla strage di Charlie Hebdo: “L’intenzione era quello di fare un film sulla rivoluzione rumena e mostrare gli avvenimenti del dicembre del 1989 che sono accaduti soprattutto nel centro della città. In periferia era tutto più calmo e la gente si stava preparando per Natale. Quando è iniziata la preparazione del film, gli avvenimenti di Charlie Hebdo non erano ancora accaduti. La storia qui si svolge a gennaio. E i personaggi sono principalmente assorbiti dalla loro storia. Mi interessava filmare soprattutto una paura personale”.

Infine ricorda un attore del film che è scomparso: “Alla fine dell’anno scorso Sorin Medeleni, che interpretava il personaggio di Toni, è morto. Non ho voluto così mettere il suo nome nella locandina per non sfruttare questo tragico evento”.

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