"Christopher Reeve: L'altra America".

Christopher Reeve ha rappresentato una piccola/ agguerrita/ sognante/ fanciulla America che stava crescendo sotto i nostri occhi, acquisendo lentamente le forme dell'isola che nasce in una tempesta di sabbia, lacerando certezze e seminando dubbi.

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Inizialmente gran parte dei nostri sogni sembrano impossibili da realizzare…E' per questo che chiamando a raccolta tutte le nostre forze, abbiamo il dovere di renderli possibili.

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Noi possiamo, noi dobbiamo, noi vogliamo.


Christopher Reeve


 


Nella breve sentenza qui riportata, l'immagine di una vita che si alimenta di sogni e di doveri, di slanci e responsabilità. Grandi poteri, dunque grandi responsabilità diceva lo zio di Peter Parker e allora tutta la vita, tutto il cinema di Christopher Reeve si racchiude nella meravigliosa e ipnotica sequenza del suo volo oltre ogni steccato, nel cielo dorato delle stelle fisse, quelle che non  conoscono tramonto. Negli anni Settanta e Ottanta il set del cinema americano fu in qualche modo dominato dai caroselli fumettistici di un Superman/Clark Kent che vigilava su New York, volando sui corpi frenetici di una città rutilante, negli anni Novanta Superman è sceso in terra e non ha mai smesso di combattere. Dal set, alla vita, vissuta e mangiata da fermo, ma assaporata viaggiando alla velocità della luce da una battaglia civile all'altra, da un sogno all'altro, senza fermarsi mai. Spenta la luce sul set, Superman, strafatto ormai di criptonite, ha pensato bene di scendere tra noi, di camuffarsi tra la gente comune, ma lo abbiamo scoperto comunque. Troppo grande per non essere notato, troppo altro per non essere additato/ammirato/sorpreso nella sua intimità e lì stanato, con quell'invadenza sublimata in voglia di essere lì con lui, pronti ad aiutarlo, disposti anche solo a guardarlo, magari soltanto un attimo. Poi è accaduto il contrario, ma forse ce ne siamo accorti troppo tardi. Una piccola/agguerrita/sognante/fanciulla America stava crescendo sotto i nostri occhi, stava acquisendo lentamente le forme dell'isola che nasce in una tempesta di sabbia, maturava insomma, lacerando certezze, seminando dubbi, arroventandosi nei castelli onirici disegnati da una mente turbolenta.

L'America da un lato, l'America/Reeve dall'altro. L'una straripante, ansiogena, totale, l'altra carsica, silenziosa, sognante. Pronta a dare, battendosi per di diritti dei disabili, aprendo fondazioni, e regalando la vera illusione che esiste un altro mondo, un'altra realtà, un modo nuovo di leggere il rapporto con gli altri. Questo piccolo mondo antico fatto di valori incrollabili e promesse mantenute vale più di mille film, di mille nomi e riferimenti vari. E' cinema/vita allo stato puro, ricostruzione di un'identità sbriciolata dalla malattia e poi ricomposta subito dopo, quell'afflato di umanità che si eccede perdendosi al primo contatto con gli altri e ritrovandosi così cambiata, in meglio, in peggio, non importa. L'America di Reeve è quella della ricostruzione: quella del Thornton di Levity che sogna la morte per rinascere in panni diversi, quella del cinema di Silberling e di suoi angeli che sorvolano le nostre metropoli innamorandoci delle piccole cose, quella del "perdono, perdono" sussurrato/gridato/pianto da Boorman. Noi possiamo, noi dobbiamo, noi vogliamo e allora ancora tutto possibile, di scritto non vi è ancora nulla, gli spiragli che si spalancano sull'orizzonte scolpiscono nuove forme, nuove sagome, nuove vite, basta sapere attendere, per poi ripartire da zero…E la vita diventa il film del nostro ricordo, del passato che attornia il presente, sussurrandogli respiri dissetanti e vitali, bagnandolo con l'acqua di una memoria tonificante e scandalosa. Già, capace di smuovere macigni e di turbare, oltre ogni misura, oltre ogni limite autorizzato. Quando tutto sembra perso, l'uomo si rialza e combatte, recuperando le radici del proprio esserci. God Bless America cantavano con la voce rotta dal pianto e ossigenata dalla voglia di rialzarsi i superstiti de Il cacciatore di Cimino, ed è questa la piccola, sublime America che Reeve ci ha spinto ad amare, quel mondo intimo e struggente che si ostina a vivere, che non si dà per vinto, ma che si dà…

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