Cinema: primi bilanci del 2009

Aumentano gli incassi, ma il prodotto italiano è in discesa

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Il cinema mantiene in Italia le sue posizioni. Sono infatti quasi 82 milioni gli spettatori entrati nelle sale nel periodo che va da gennaio a novembre 2009, contro i poco più di 83 milioni dell’anno scorso (-0,42%). Inoltre, gli incassi sono sensibilmente aumentati superando i 517 milioni di euro, a fronte dei 493 milioni del 2008 (+4,85). Se quest’ultimo dato può attribuirsi in misura significativa al successo dei film in 3D, il cui biglietto è più elevato,  la generale tenuta del cinema è attribuita alla capacità di attrazione che i film e le sale hanno saputo mantenere anche in un periodo di difficile congiuntura economica. E’ questa una prima analisi “moderatamente ottimista”, fatta dai rappresentanti dell’industria cinematografica, Paolo Protti e Carlo Bernaschi per le associazioni degli esercenti, Anec e Anem, Michele Napoli e Riccardo Tozzi, rispettivamente  per i distributori e i produttori dell’Anica. Tutti hanno evidenziato l’importanza del passaggio alla proiezione digitale, reso più agevole dagli interventi pubblici e dalla collaborazione attivata all’interno della stessa industria cinematografica, che consentirà alle sale di dare impulso a questo sviluppo tecnologico destinato a provocare una serie di ricadute positive in termini di più elevata qualità della proiezione, di  migliore distribuzione del prodotto, di risparmio dei costi e di duttilità della sala, che sarà in grado di offrire al pubblico anche prodotti alternativi ai film. Un dato che, invece, preoccupa produttori, distributori ed esercenti è la consistente flessione che ha registrato quest’anno il prodotto italiano, sceso, con le coproduzioni, al 20,76% della quota di mercato, pari a 17 milioni e 300 mila spettatori, contro il 27,46% e i quasi 23 milioni di spettatori dello scorso anno. Quasi sette punti percentuali in meno registrati dai film italiani, e attribuiti alla necessità di cambiare il linguaggio del cinema nazionale per adeguarlo ai rinnovati gusti del pubblico e, fattore non meno importante, alla crisi delle sale dei centri urbani, 750 delle quali hanno chiuso negli ultimi anni, che rappresentano un perno irrinunciabile per la distribuzione del cinema italiano e del cinema di qualità in generale. Su quest’ultimo punto, i rappresentanti dell’industria hanno sollecitato gli interventi delle istituzioni, e degli enti territoriali, per rilanciare una tipologia di esercizio che ha influenze importanti non solo sul pubblico del cinema, soprattutto quello meno giovane e più acculturato, e sulla diffusione dei film, ma anche su tutte le altre attività commerciali e sulla stessa vivibilità dei centri urbani. (G.A.)
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