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Il buio della sala avvolge lo spettatore, comodo in poltrona e sicuro del fatto che tutto ciò che vede sullo schermo sia pura finzione. Usciti dal cinema, si porta a casa la sensazione di trovarsi ancora nel mondo che il film ci ha appena raccontato, immagini che rimangono impresse nella nostra mente. Non in Coming Soon. Nel film di Sophon Sakdaphisit (già sceneggiatore di Shutter e Alone, horror campioni d’incassi in Thailandia) la sala cinematografica si trasforma in una sorta di oscuro portale tra due mondi, quello sullo schermo e quello dello spettatore. Quando il proiezionista Shane (Chantavit Dhanasevi) tenta di registrare con la sua telecamera un horror di successo, con l’intento di venderlo clandestinamente, il limite tra questi due mondi viene valicato e non si può più tornare indietro. Nella realtà iniziano a comparire tracce orrorifiche di quel mondo finzionale, impronte di presenze soprannaturali, che emergono dalla penombra della sala, per invadere la vita dello spettatore che, mosso da troppa curiosità, non vede l’ora di assistere alla morte della villain sullo schermo. E per questo deve essere punito. Sarà compito di Shane e della sua ex-ragazza Som (Punch-Vorakan Rojchanawat) tentare di risolvere il mistero e riportare queste forze oscure laddove appartengono. Nonostante la storia molto semplice (a tratti semplicistica), Sakdaphisit gioca con il cinema e con lo spettatore. Da una parte, troviamo il debito al più recente horror orientale (Ringu, The Call, etc.) in cui la minaccia sembra sempre più spesso provenire dalle moderne tecnologie, indice di una certa inquietudine che accompagna il nostro rapporto quotidiano con esse. Qui è soprattutto la telecamera a farsi portatrice di orrore e paura. È a causa di questa che Shane spezza la divisione tra finzione e realtà ed è grazie a un’altra telecamera che riuscirà a capire parte del mistero. Dall’altra, il regista si rifà al più classico horror d’atmosfera, facendo leva sulle paure nascoste dello spettatore, tanto simile ad un bambino dalla fervida immaginazione. Ecco che allora i protagonisti vengono avvolti dall’oscurità, la macchina da presa si avvicina ai loro corpi, cogliendo espressioni di attesa e paura nei loro primi piani, la musica si fa sempre più insistentemente sentire, preparandoci all’arrivo di qualcosa da quell’oscurità, da tutto ciò che la macchina da presa taglia fuori, troppo veloce per essere colto, ma che, quando meno te lo aspetti, ti apparirà davanti, imponendosi alla vista con forza catalizzatrice. Alla fine è il cinema stesso a imporsi. Che cos’è il cinema se non traccia di qualcosa che c’era per un momento nel passato ed ora non c’è più? Non è un caso che i protagonisti stessi sembrano essere bloccati in quel passato che emerge attraverso i flashback, tracce tra le tracce. E non a caso lo schermo troneggia sempre alle loro spalle ogni volta che si trovano in sala, quasi ad inghiottirli, a riassorbire la realtà nella finzione, bilanciando lo scambio avvenuto. In Coming Soon è il cinema a vincere sullo spettatore nel film e del film, fino all’ultimo fotogramma, prima che tutto torni ad essere inghiottito dal buio.
Titolo originale: id.
Regia: Sophon Sakdaphisit
Interpreti: Chantavit Dhanasevi, Punch-Vorakan Rojchanawat
Distribuzione: Wave Distribution
Durata: 95’
Origine: Thailandia, 2008
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