Donne in architettura: dal Bauhaus al MAXXI

Un libro ripercorre la storia delle allieve del Bauhaus, mentre il 16 dicembre è stata inaugurata al MAXXI la mostra Buone Nuove dedicata alle donne in architettura. Fino all’11 settembre 2022

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Nell’anno in cui la direzione della Biennale di Architettura 2023 è stata affidata a Lesley Lokko, seconda donna a ricoprire la carica dopo la giapponese Kazuyo Sejima, la figura delle donne in architettura è tornata nuovamente al centro della riflessione come segno indiscusso di un’evidente mutazione sociale e professionale che rimette in discussione decenni di appannaggio maschile dominato dallo stereotipo del “grande maestro”. L’11 gennaio è stato presentato alla Triennale di Milano il libro 494 – Bauhaus al femminile della storica e critica del design Anty Pansera, nel quale l’autrice ha condotto una ricerca d’archivio mirata alla scoperta delle storie personali delle allieve della scuola d’arte fondata da Walter Gropius nel 1919, mettendo l’accento sul loro ruolo creativo, spesso ridotto a semplici collaborazioni in nome di una presunta superiorità maschile. Dal libro di Pansera emerge che dei 1400 iscritti, 475 erano donne. Solo in poche continuavano il proprio percorso di formazione una volta superato il biennio propedeutico chiamato Vorkurs. Venivano principalmente indirizzate, su esplicita imposizione di Gropius, ai corsi di specializzazione in Tessitura e Ceramica, ritenuti più affini alle donne, a scapito di discipline come Architettura, corso al quale, dal 1919 al 1932, solo 32 studentesse ebbero accesso, in opposizione a quanto invece sostenuto nel famoso Manifesto, concepito dallo stesso Gropius, in cui si proclamava l’uguaglianza tra uomini e donne. Molti i nomi noti a cui Pansera dedica attenzione: da Anni Albers, a Marianne Brandt, le uniche divenute poi insegnanti della medesima scuola, nonostante l’ostracismo dei colleghi, da Otti Berger ad Alma Buscher, e poi ancora Lilly Reich e Dora Wibiral, allontanata dal Bauhaus per la sua storia d’amore con Dorothea Seeligmüller. A loro si aggiungono poi altre figure minori, tutte ugualmente accomunate dalla determinazione ad inserirsi in settori fino ad allora inaccessibili, rinnovandone profondamente il linguaggio. Il lavoro di ricerca portato avanti da Pansera è teso a rintracciare informazioni sulle famiglie d’origine, le doti artistiche, la religione, gli amori delle donne che hanno attraversato gli spazi del Bauhaus, ridefinendone i confini artistici attraverso i loro capolavori, come i giocattoli di Alma Buscher o le fotografie di Gertrud Arndt, i tessuti di Lena Bergner Mayer e le ceramiche di Grete Marks, tanto per citarne alcuni, oltre all’esperienza di Lotte Beese in Architettura sotto la direzione di Hannes Mayer, meno prevenuto di Gropius sulle donne architetto.

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Il libro di Anty Pansera incrocia per fortuite coincidenze temporali la mostra BUONE NUOVE, inaugurata il 16 dicembre scorso al MAXXI di Roma e curata da Pippo Ciorra, Elena Motisi ed Elena Tinacci, dedicata alle donne in architettura. La mostra, il cui allestimento è stato affidato all’architetta Matilde Cassani, si suddivide in quattro aree tematiche: STORIE, PRATICHE, NARRAZIONI e VISIONI, oltre all’installazione site specific UNSEEN di Frida Escobedo, che omaggia Anni Albers. Protagoniste della sezione STORIE sono 85 architette, progettiste e studiose di architettura, come Charlotte Perriand, Eileen Gray e Phyllis Lambert, che nel corso del ‘900 hanno segnato la crescita e l’evoluzione al femminile della professione. Il percorso PRATICHE lancia invece uno sguardo sul paesaggio internazionale dell’architettura contemporanea attraverso il lavoro di 11 architette, considerate modelli di riferimento nel loro campo di ricerca: dall’indiana Anupama Kundoo alla nigeriana Mariam Kamara, passando per le irlandesi Yvonne Farrel e Shelley McNamara, fondatrici di Grafton Architects, insieme a Kazuyo Sejima e il collettivo Assemble. In NARRAZIONI trovano spazio le voci di studiose, curatrici, progettiste, responsabili di istituzioni e riviste, all’interno di dodici interviste realizzate dal collettivo Mies.TV, mentre nell’ultima sezione, VISIONI, si articolano cinque video per riflettere sul rapporto tra identità di genere e spazio, prodotti nell’ambito del programma Future Architecture Platform. La mostra è visitabile fino all’11 settembre 2022.

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