Dvd – "Il generale dell'armata morta", di Luciano Tovoli

La Ripley's Home Video recupera un film dimenticato, storia di rinvenimenti di corpi e di revisioni storiche, in cui prevale la rappresentazione irridente delle armate militari, grazie alla pantomima divertente di Mastroianni, alle sobrietà autentiche di Piccoli e Castellitto e al fascino inquietante di Anouk Aimée

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Titolo francese: Le général de l'armée morte
Titolo italiano: L'armata ritorna
Regia: Luciano Tovoli
Soggetto: dal romanzo di Ismail Kadaré "Le général de l'armée morte"
Sceneggiatura:
Luciano Tovoli, Jean-Claude Carrière, MIchel Piccoli
Fotografia:
Luciano Tovoli, Giuseppe Tinelli
Montaggio: Noëlle Boisson
Produzione: Enzo Porcelli per Antea Cin.ca, RAI – Radiotelevisione Italiana (Roma), Film 66, Antenne 2, Union Genérale Cinématographique (Parigi)
Musiche: brani di Gustav Mahler diretti da Vaclav Neuman
Scenografia:
Alessandro Dell'Orco
Costumi:
Giulia Mafai
Interpreti:
Marcello Mastroianni, Anouk Aimée, Michel Piccoli, Gerard Klein, Sergio Castelletto, Daniele Dublino, Carmine De Padova, Roberto Micco, Cosimo Calabrese, Salvatore Bucolieri

Durata: 94'
Origine: Italia/Francia, 1983
Distribuzione: Ripley's Home Video
Formato video: 1.85:1
Audio: italiano, Dolby Digital Mono
Sottotitoli
: inglese
Extra: trailer, intervista al regista Luciano Tovoli, intervista al produttore Enrzo Porcelli

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IL FILM

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Se andate a cercare nei vari dizionari Il generale dell'armata morta non lo troverete. Il titolo italiano scelto dalla distribuzione è L'armata ritorna. Il motivo per cui il titolo fu cambiato ce lo spiega il produttore Enzo Porcelli, nell'intervista contenuta negli extra del dvd: "armata morta" non avrebbe attratto il pubblico italiano, quello francese invece conosceva questo titolo per la fama del romanzo omonimo di Ismail Kadaré, che in Italia non era stato tradotto. L'armata ritorna, praticamente inedito nelle sale, è stato poi trasmesso in televisione nel 1985.
Il generale dell'armata morta è la prima regia del direttore della fotografia Luciano Tovoli. Il quale aveva già lavorato prima con Vittorio De Seta, al suo capolavoro Banditi a Orgosolo, e poi con vari registi tra cui  Michelangelo Antonioni, Valerio Zurlini, Marco Ferreri, Franco Brusati, Walerian Borowczyk, Dario Argento, Mauro Bolognini, Gianfranco Mingozzi, Luigi Comencini. Nei film di Tovoli prevale la ricerca luministica e del colore. In questo film luci ed ombre sono netti, i colori tendono all'eccesso, ma rimanendo rigorosi nella compostezza delle varie sfumature di colore. Insomma, si ha spesso la sensazione di trovarsi di fronte ad una messa in scena tipicamente "televisiva" senza quegli "scompensi" ricercati dalle messe in scena cinematografiche tese a creare atmosfere più "impressionanti".  È la stessa lucidità del Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini, ma lì i campi lunghi avevano ben altra significazione. Per dire che nel Generale dell'armata morta, la rappresentazione del paesaggio è abbastanza neutra e poco coinvolgente. La particolarità del film risiede nelle raffinatezze stilistiche degli attori. Dalla precisione autentica di Michel Piccoli e Sergio Castellitto alla pantomima da marionetta di Marcello Mastroianni che figura un generale del tutto fantoccio vittima dei suoi umori e della viscerale passione per Anouk Aimée (la contessa Betsy), e dei piaceri di cibo e alcolici (assistiamo a una piccola versione di La grande abbuffata, in cui Piccoli si astiene). E non è un caso che ciò figuri l'articolazione del potere (i saloni giganteschi dei ministeri) e delle gerarchie marce e corrotte, dell'approccio alla verità storica del tutto arbitrario. Laddove potrebbe starci un riferimento all'attuale insipida prova di un Giorgio Napolitano alla commemorazione delle foibe, dove sono stati carnefici e vittime popoli diversi e non sono possibili identificazioni di parti colpevoli ed innocenti. Vale moltissimo la rappresentazione zurliniana di eserciti immobili ed evanescenti, che si muovono per missioni irrilevanti. Non si tratta di recuperare i corpi dei soldati dispersi nell'ultima grande guerra, ma di cogliere il senso funerario di qualsiasi armata. Il generale dell'armata morta risulta da questo punto di vista un perfetto quadro di riferimento della continuità dell'arroganza brutale del potere, laddove proprio l'illustre generale scomparso si macchia del delitto più insopportabile: la violenza verso una giovane ragazza. Tutta la gloria degli eserciti va definitivamente in fumo.

Il DVD.
Ottima la versione della Ripley's Home Video che permette una visione eccellente del film, con estrema precisione delle caratteristiche luminose e cromatiche della fotografia di Luciano Tovoli. Sicuramente il film appare un po' sacrificato nei piccoli schermi, in quanto risulta difficile cogliere lo splendore dei paesaggi nella limitata cornice perfino di un televisore di 42 pollici o superiore. Nelle risoluzioni più alte si percepisce l'ottima grana della pellicola. L'audio sufficiente si limita ad una traccia mono. Non sono presenti informazioni sulla traccia originale, ma è ovvio che il film sia stato girato in buona parte in francese e poi doppiato. Per questo qualche appiattimento si coglie nel corso di alcuni dialoghi di Piccoli e Aimée. Buoni gli extra con le interviste lunghe una decina di minuti al regista Tovoli e al produttore Porcelli che descrivono nei dettagli la situazione produttiva del film e la sua difficile distribuzione all'epoca ed alcune scelte registiche, come quella di un affettuoso omaggio da parte di Tovoli a Michelangelo Antonioni, con un lungo piano sequenza articolato su movimenti di panoramiche ed un finale dolly, che cita la celebre sequenza "impossibile" di Professione: reporter.

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