FESTIVAL DI ROMA – "Non ho fatto nessuna scuola di cinema". Incontro con Valerie Donzelli

valerie donzelli

La regista francese, ha presentato in concorso Main dans la main, suo terzo lungometraggio dopo La reine des pommes e La guerra è dichiarata. Assieme ai protagonisti Valerie Lemercier e Jérémie Elkaim, non solo attore e cosceneggiatore ma vero e proprio suo braccio destro, ha parlato di come filmare la fisicità, del rapporto unione/distacco, dei suoi attori e le sue passioni cinematografiche.

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valerie donzelliValerie Donzelli è in gran forma. Sembra che abbia ancora voglia di ballare come il personaggio che ha interpretato nel suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa, Main dans la main e coinvolge in questa euforia anche i due protagonisti presenti all'incontro, Valerie Lemercier e Jérémie Elkaim

 

Che rapporto c'è con la danza e la fisicità?

Mi piacciono i corpi e mi piace filmarli. Mi piace l’aspetto diverso in ognuno perché sono anche una persona molto fisica nella vita. La perfezione del gesto: un calciatore, un tennista, un pattinatore. Non si riesce a capire molte volte che lavoro è stato fatto per ottenere quel gesto. Anche se io ballo solo per sfogarmi (ride).

 

Ispirazioni cinematografiche?

Nel mio primo lungometraggio, La reine des pommes, si diceva che mi ispiravo molto a François Truffaut e Jacques Demy. Il cinema è anche un modo per liberare l’inconscio. Qui non c’è volontà di fare riferimento al cinema francese ma raccontare una storia con i mezzi in cui dispongo. Per La guerra è dichiarata si è detto che è autobiografico, ma anche questo Main dans la main a modo suo, lo è; parla del lutto, la separazione, la fusione, temi che mi sono molto cari.

 

Quanto è importante il ruolo di Valerie Lemercier?

Valerie Lemercier è un attrice che adoro e la volevo veder recitare in modo diverso. Conosco lei da tempo e volevo far vedere qualcosa di nuovo in lei e metterla insieme all'altro attore, Jérémie Elkaim, che è anche ccosceneggiatore della storia. Ed io, personalmente, ho voluto essere meno presente rispetto i miei primi due film

 

sul set di main dans la mainE per quanto riguarda il suo personaggio?

Mi piaceva recitare questo personaggio che non ha complessi rispetto al proprio corpo, come un elefante in un negozio di porcellane. Avevo l’impressione di danzare come una ballerina ma forse non è così. Quando si è attore protagonisti, c’è una questione di ritmo e di modo diverso di procedere.

 

Quali difficoltà ci sono nel filmare il rapporto unione/distacco?

E’ un po’ difficile da spiegare. La lavorazione di un film dipende dalla coesistenza di molti fattori. Qui i due personaggi hanno la tendenza a fondersi uno nell'altra. Da dove è venuta questa idea non lo so. Il film è una carne viva che continua ad evolvere fino a quando è finito.

Jérémie Elkaim incalza: “Valerie è il motore dei suoi film”.

E Valerie Donzelli replica: "E' Jeremy che mi ha iniziato al cinema  "

 

Per quanto riguarda l'uso della fotografia, con momenti quasi da video amatoriale?

E’ una scelta più artistica che tecnic. Non è video ma super8 che a me piace molto perché esalta quel lato nostalgico e rende l’immagine granulosa e molto densa. Per questo abbiamo fatto molte riprese e pensavamo che il super8 si sposasse bene soprattutto nelle scene in campagna.

 

Che tipo di formazione ha avuto?

Non ho fatto nessuna scuola di cinema. Il primo film che ho visto al cinema è stato E.T. che mi ha profondamente segnato. Poi, ovvio, I 400 colpi, molte commedie viste in tv, comunque Spielberg è uno dei registi che mi piacciono di più. Ah no, un film che adoro più di tutti è Annie di John Huston, ambientato in un orfanotrofio.

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