Fuck You Immortality, di Federico Scargiali

Mockumentary folle e splatter, sulle orme di Taika Waititi e sull’eterna gioia di vivere. Un’opera prima con cast internazionale dalla selezione del FIPILI Horror Festival 2019

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Tony (Bill Hutchens) e Kacy (Josephine Scandi) sono due hippie con un chiodo fisso: ritrovare il loro vecchio amico Joe (Brutius Selby) che, a quanto pare, è rimasto giovane come ai tempi delle comuni. Vegani, cultori delle droghe psichedeliche e con le radici saldamente piantate negli anni ’70, la coppia scoprirà ben presto che il loro amico è immortale, ma stufo marcio della sua vita eterna. In nome della loro vecchia amicizia, Tony e Kacy tenteranno di uccidere Joe in qualsiasi modo e di aiutarlo nel contrappasso, ma nulla sembra funzionare. Tra ninja assetati di sangue, furiosi metallari, wrestler, sciamani e antichi rituali, i due si imbarcheranno in un viaggio senza ritorno.

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In lingua inglese e con cast internazionale, Fuck You Immortality presenta due parti ben distinte, che si possono evincere già dalla sinossi. La prima, quella on the road e più movimentata, della ricerca di Joe, è anche quella più sopra le righe, con il merito di stabilire fin da subito il tono adottato dall’autore Federico Scargiali. I personaggi incontrati da Tony e Kacy, legati alla vita di Joe, sono infatti uno più stravagante dell’altro (tra cui, toccando l’apice dell’assurdo, un poliziotto-cuscino) e a loro (e non viceversa) si adatta l’approccio stilistico di tutto il falso documentario messo in piedi dal regista, a partire dalle esilaranti didascalie che li presentano ad ogni intervista. Il formato del mockumentary, allora, ben si presta ad un’operazione di questo tipo come insegna, più che il capostipite The Office e derivati in tv, quel gioiellino di Vita da vampiro – What We Do in the Shadows diretto e interpretato da Taika Waititi. Come Scargiali, il regista di Thor Ragnarok (anche se, va detto, in maniera più brillante) vinceva nel combinare il bizzarro realismo dell’approccio tecnico col gusto cinico ed eccessivo della black comedy in salsa horror. Entrambe le operazioni, comunque, finiscono col poggiare tutta la loro comicità sulla prova degli attori.

Nella seconda parte della pellicola, infatti, con l’entrata in scena di Joe, i due hippie protagonisti si confermano il vero motore del film. Colonne portanti del tono “weird” e  grottesco del racconto, la coppia Hutchens/Scandi con la loro vivacità fisica e la recitazione decisamente caricaturale, appare tanto spensierata e immatura, quanto chiusa in uno stile di vita dissoluto all’interno di un mondo, quello della loro giovinezza, che oramai non c’è più e, peggio, neanche li vuole accettare. La ricerca di Joe non è altro che la volontà di carpire il segreto della sua immortalità, in modo da non dover far più i conti con le responsabilità della “vita vera”. Di riflesso, Joe, che in quella vita vera ha vissuto gran parte della sua lunga esistenza, è diventato ormai solo triste e demotivato e invece cerca ormai da tempo qualsiasi stratagemma per morire (in una delle sequenze più gore e divertenti della pellicola). Il loro fatidico incontro, allora, non fa che bene a tutti loro, che insieme ritrovano la gioia di vivere, tra risate “allucinate” e allegre serate al karaoke.

Proprio come i suoi protagonisti, limiti compresi (tra tutti, ritmi e tempi comici non sempre efficaci) Federico Scargiali, che ha scritto, diretto e montato questa sua opera prima (presentata al FIPILI 2019), confeziona un prodotto decisamente inusuale per il nostro panorama, perché soprattutto divertito e “gioioso di vivere”.

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