"Genesis", di Claude Nuridsany e Marie Perennou

Godard diceva che il punto d'arrivo del documentario è necessariamente la fiction (e viceversa); per Nurisdany e Pérennou la contemporaneità ha eclissato quest'opposizione ormai solo formalistica e ha riproposto i due termini come compromessi all'origine.

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Riscoprire il cinema come spettacolo. Se il ciclo neo-epico hollywoodiano promosso dall'immagine digitale riscopre la scena di massa, il campo lunghissimo, e quindi retrocede, i francesi Nuridsany e Pérennou mostrano come la stessa via spettacolare sia percorribile in direzione opposta, ossia avanzando, acuendo lo sguardo, appuntandolo sui Microcosmos offerti dalla natura. Cristalli di vitamina C, amebe, pulcini ancora racchiusi dall'uovo, rospi in amore, feti, gocce di latte nell'acqua: ecco le stars del viaggio alle origini della vita chiamato Genesis. È ovvio che tale sguardo non sia affatto "naturale", bensì frutto di un complesso sistema (il Motion Control) e di sofisticate tecniche di ripresa messe a punto specificatamente per il film ed esattamente complementari, nella tensione ancora pittorica che le anima, alla ricerca sul digitale; tralasciando poi il fatto che in varie occasioni gli animali sono stati filmati nelle curatissime scenografie degli studios di Aveyron, in Francia, e che il poeta musicista africano Sotigui Kouyaté, che accompagna lo spettatore nel suo viaggio planetario inchiodando la più astrusa verbosità scientifica al fulmine di una metafora, è un consumato attore (per Peter Brook, Ferreri, Beineix, Gitai…). Godard diceva che il punto d'arrivo del documentario è necessariamente la fiction (e viceversa); per Nurisdany e Pérennou, come diversamente per l'ultimo Herzog, la contemporaneità ha eclissato quest'opposizione ormai solo formalistica e ha riproposto i due termini come compromessi all'origine. Genesis è straordinario proprio perché racconta la vita come messa in scena a ogni livello, anche primigenio. I piani di ripresa e il montaggio proseguono il processo di antropomorfizzazione degli animali realizzata in Microcosmos attraverso l'invenzione del primo piano, mantenendosi sempre a un passo dal cartoon ma senza plateali grossolanità: merito delle musiche di Bruno Coulois e alle invenzioni sonore di Laurent Quaglio, il nome dei quali dovrebbe essere accostato a quello dei registi. Resta il paradosso didattico di un tema, quello del ciclo naturale come flusso di materia dal quale l'uomo è attraversato, troppo vasto per l'uso pretestuoso che ne viene fatto e tuttavia esaurito nei primi venti minuti: perfetto per una proiezione scolastica, un po'meno per noi ultraventenni.

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Titolo Originale: Id.


Regia: Claude Nuridsany, Marie Perennou


Distribuzione: Lucky Red


Durata: 80


Origine: Francia/Italia, 2004

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