Incontro con Renzo Martinelli per Ustica

E’ stato presentato questa mattina alla Casa del Cinema di Roma il film del regista di Vajont sulla strage di Ustica. In sala dal 31 Marzo in cento copie

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Quando si parla di Ustica il cinema passa in secondo piano. Martinelli subito dichiara di essere un cineasta e di affidarsial potere maieutico delle immagini”. “Se fossi un romanziere avrei scritto un libro, visto che faccio film per vivere ho dovuto trasformare le prove in drammaturgia”. Il libro lo ha scritto comunque, a quattro mani con il giudice Priore, perché “la carta è l’unico supporto attraverso il quale è possibile fare le indagini, perché si possono scrivere le note a margine, provatelo a farlo con i vostri ebook”. Difficile spiegare a chi brandisce un cellulare “che fa solo le telefonate” che si può, quindi si torna a parlare delle prove documentali sul caso, raccolte nelle cinquemila pagine che il giudice Priore gli ha consegnato ormai quattro anni fa, quando è nato il progetto Ustica.

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Un progetto che Martinelli ha messo nel mirino dopo essersi occupato dei vari misteri d’Italia, perché “in ogni effettivo caso stragistico c’è ancora da scavare” e il regista, come “il giudice e lo storico ha un dovere in comune, quello di sottomettersi all’onestà”.

Quindi ecco che il regista diventa giudice e storico. Martinelli in una Casa del Cinema di Roma divenuta Aula Bunker per un giorno, ripercorre l’intera esecutoria del caso, affiancato dal PM che era in carica all’epoca. Come se nessuno in sala avesse visto il film, Martinelli ripercorre ogni pista investigativa con la perizia della pubblica accusa. Prima viene scartata l’ipotesi che il DC-9 dell’Itavia sia stato colpito da un missile americano, un aria-aria sidewinder a ricerca infrarossa di calore, perché i segni sulla carlinga non sono compatibili con i fori provocati da quel tipo di armamento. Per farlo capire bene a tutti i presenti ha portato delle foto in bianco e nero stampate su degli A4 che cerca di mostrare sbracciandosi ai giornalisti seduti a sei metri di distanza, che annuiscono pur non vedendo assolutamente nulla. La famosa teoria della bomba viene smentita senza essere neanche presa in considerazione perché “non c’è traccia di estroflessione nelle lamiere”. Caso chiuso quindi. Cedimento strutturale, ma neanche a parlarne. Sarebbe passato molto più tempo e i piloti avrebbero avuto il tempo di lanciare un SOS. Invece dalle registrazioni pare che stessero raccontando una barzelletta. “Raccontereste una barzelletta mentre state precipitando?”. Tutti fanno no con la testa.

Si arriva così alla tesi che il film porta avanti, della collisione tra l’aereo di linea e un caccia americano. Secondo Caterina Murino “con tutte queste prove è evidente che sia andata così”. Per Federica Martinelli, che ha vissuto in casa la preparazione del film, “è difficile credere in un altra verità”.
Martinelli il suo lavoro lo ha fatto, ora tocca ai PM riaprire il caso. In realtà si scopre che lo hanno già riaperto e ci lavorano i successori di Priore, che però seguono un’altra strada rispetto a quella tracciata dal regista. In questo caso non si indaga sul perché.

C’è invece il tempo di chiedere alle protagoniste femminili se tocca alle donne salvare il mondo dagli errori degli uomini. Risposta affermativa.

Siamo chiaramente agli sgoccioli.

Martinelli ricomincia a parlare di altre morti sospette e minaccia addirittura un sequel ma per fortuna bisogna fare le interviste per i Tg, che iniziano a momenti. Ci sarebbe anche un buffet ma dura meno dell’incidente dell’Itavia, un giorno Martinelli dovrà spiegarci anche questo.

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