La programmazione di Fuori Orario dal 10 al 16 dicembre

Ancora protagonisti Edith Bruck e Nelo Risi, scrittori prestati al cinema e alla tv e parte il ciclo Cotrotempi tra Chaplin e Godard. Da stanotte.

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Domenica 10 dicembre dalle 2.45 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste   

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta 

EDITH BRUCK/NELO RISI. SCRITTORI PRESTATI AL CINEMA (E ALLA TV) (2) 

a cura di Fulvio Baglivi

DIETRO IL BUIO

(Italia, 1994, col., dur. 56’)

Di: Edith Bruck

Prodotto dalla Rai 3 di Angelo Guglielmi, questo documentario di Edith Bruck racconta la vita di persone ipovedenti, costrette spesso a una vita di rinunce, sacrificata dalla scarsa attenzione della nostra società. L’umanità  e la forza di Bruck fanno emergere un mondo, materiale quanto emotivo, che si cela dietro il buoi in cui vivono questi uomini e queste donne. 

FUORI ORARIO – EDITH BRUCK

(Italia, col., dur. 50’)

Edith Bruck ha lavorato per la Rai dalla fine degli anni ’60 fino alla metà dei ’90. È stata autrice di programmi, servizi giornalistici, tra cui uno sulla prostituzione maschile, ritratti degli oppressi di questa società, tra cui i non vedenti e le persone affette da nanismo, raccontate in Nani come noi per il programma Storie vere.

PER UN VIAGGIO IN ITALIA: QUALE SARDEGNA 2° puntata

(Italia, 1983, col., dur. 53’)

Di: Edith Bruck

Per il suo film della serie Per un viaggio in Italia Edith Bruck ha scelto di percorrere la Sardegna sul filo del racconto Mare e Sardegna di David Herbert Lawrence. Nel film un adolescente inglese, David Lewis, fermo al molo di Civitavecchia, immagina il suo viaggio con la donna sconosciuta che ha davanti (Karin Mai), dall’arrivo a Cagliari all’attraversamento dell’isola, verso nord passando per l’interno. Dal treno, a piedi, la Sardegna di Bruck è una terra primitiva e selvaggia che contrasta con le immagini spacciate per attirare turisti.

 

Venerdì 15 dicembre dalle 1.40 alle 6.00

CONTROTEMPI

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

TEMPI MODERNI                                           

(Modern Times, USA 1936, b/n, 85′, v.o. sottotitoli in italiano)

Regia: Charles Chaplin

Con: Charles Chaplin, Paulette Goddard, Hnery Bergman, Chester Conklin, Lloyd Ingraham

Restaurato da Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine ritrovata in collaborazione con Criterion Collection.

Capolavoro della storia del cinema, opera chiave del Novecento, Tempi moderni racconta  le alienazioni della modernità, il conflitto uomo-macchina, l’illusione  del “sogno americano”. Il film racconta le vicende un operaio, costretto quotidianamente a ripetere gli stessi gesti meccanici all’interno di una fabbrica fino alla comica disintegrazione dei tempi  del lavoro alienato.  Siamo negli anni della Grande Depressione: nella scena d’apertura del film, le lancette di un orologio girano su un cartello che recita “Una storia i cui personaggi sono l’industria, l’iniziativa individuale, l’umanità che marcia alla conquista della felicità”.

È l’ultima apparizione di Chaplin nelle vesti del Vagabondo: Charlot che avvita bulloni in accelerazione convulsa, Charlot a cavalcioni di giganteschi ingranaggi, alienato, disoccupato, sfruttato, anche innamorato e infine sulla strada verso un futuro incerto, ma non più solitario, insieme alla “monella”, “gli unici spiriti vivi in un mondo di automi”. Un film (quasi) muto girato in epoca pienamente sonora, ma con con uso audace e sperimentale degli effetti e delle musiche; un grande film sulla modernità, la meccanizzazione, lo sfruttamento sociale del capitalismo.  (dalla scheda della Cineteca di Bologna)

“Il film è la storia di due persone qualsiasi che cercano di tirare avanti in questi tempi moderni tra crisi, scioperi, dimostrazioni e disoccupazione. Prima della proiezione di Tempi moderni alcuni giornalisti scrissero di aver sentito dire che il film era comunista. Immagino dipendesse dal riassunto della trama già apparso sulla stampa. Tuttavia, i critici più aperti scrissero che non era né pro né contro il comunismo, e che metaforicamente io mi ero seduto sullo steccato.  (Charles Chaplin. La mia autobiografia )

UN FILM COMME LES AUTRES                                

(Id., 1968, col. e b/n, 103’, v.o.sottotitoli in italiano)

Regia: Jean-Luc Godard

Con: operai della Renault-Flins, studenti di Nanterre

Week-end esce a dicembre del 1967, di fatto ricapitolando e chiudendo in modo magistrale tutto un periodo sotto il segno della catastrofe, dell’apocalisse del mondo e del cinema: “FIN DE CONTE”, “FIN DE CINÉMA” sono i due cartelli finali.    Nel giro di poco meno di un anno frenetico Godard passerà dallo status di grande “artista”, tra i più famosi del mondo, imitato e ammirato, a quello di cineasta pressoché clandestino, cancellato e autocancellato come autore (certo solo in apparenza), fuori da qualsiasi sistema, sulla via di realizzare film irrecuperabili, nascosti o addirittura invisibili.  È di questo tempo imponderabile, nel sopravvenire del “prima” e del “dopo” il maggio 1968, che Le gai savoir e Un film comme les autres – più ancora forse del film coi Rolling Stones – sono da considerarsi i frutti  più belli: opere affascinanti proprio per la loro capacità di prenderlo, questo tempo, e poi di “riprenderlo”, di catturarlo e poi decomporlo, aurora e notte che si inseguono senza sosta e si sciolgono l’una nell’altra. Raramente come in questi film si è visto il cinema filmare il presente mentre diventa passato, precipitando nel gorgo dell’eternità

Un film comme les autres viene girato alla fine di luglio del 1968, su un “terrain vague” erboso, tra gli edifici della periferia di Flins-sur-Seine, non lontano dalla fabbrica Renault, a una quarantina di chilometri a ovest di Parigi. I cinque militanti (tre studenti di Vincennes e due operai di Flins) sono ripresi “in quel preciso giorno” in inquadrature fisse in 16 mm. dal grande William Lubtschasky da lontano, mai di faccia, in una distanza spaziale (giustificata anche da esigenze di anonimato) che raddoppia quella temporale. Qui siamo infatti già da subito nel dopo, alla ricerca, tra immagine e parola,  di un “commento” a quanto appena accaduto: un mese dopo, infatti,  il maggio è già lontano, irrecuperabile, perduto, rivoluzione più o meno fallita le cui immagini in bianco e nero (splendide), sempre mute, sembrano non meno “datate” delle attualità di un cinegiornale degli anni Trenta.

Questo film non fu quasi visto, fu completamente sottovalutato quando non dichiarato trascurabile, perfino spesso rifiutato dal pubblico nelle poche proiezioni che ne vennero fatte (come a New York alla fine del 1968). Ma trent’anni dopo Jean-Marie Straub e Danièle Huillet dichiararono di considerarlo “uno dei migliori film di Godard”, “un film che corrisponde veramente al Maggio 68”.  Jean-Pierre Gorin lo ha definito a sua volta come  il “documentario perfetto” che attesta gli eventi, abitato da una “vulnerabilità poetica”, “perché riprende i gesti del cinema degli inizi, come se i fratelli Lumière, invece di registrare gli operai che uscivano dalla loro fabbrica, li avessero filmati in quel momento breve e fragile in cui la occupavano”.  E forse Godard non raggiungerà più nei successivi film del gruppo Dziga Vertov quel miracolo poetico per cui la captazione del tempo, come in un film primitivo, si cristallizza subito in un passato irrimediabilmente lontano, in cui tempo vissuto e tempo storico (Michelet) sembrano per un attimo coincidere. Dichiarò Godard molti anni dopo: “Qualcuno, credo Picasso, ha detto: ci vuole molto tempo per diventare un bambino. Questa è la direzione in cui sto andando” (da un testo di Roberto Turigliatto, in Ripley’s Home Video, 2012)

 

Sabato 16 dicembre dalle 1.55 alle 7.00

EDITH BRUCK/NELO RISI. SCRITTORI PRESTATI AL CINEMA (E ALLA TV) (3)

a cura di Fulvio Baglivi

ONDATA DI CALORE

(Id., Italia, 1970, col., 87’)

Regia: Nelo Risi

Con: Jean Seberg, Luigi Pistilli, Lilia Nguyen, Gianni Belfiore

Jean Seberg è una giovane donna americana che vive con il marito, ingegnere tedesco, impegnato nella ricostruzione della città marocchina di Agadir. La vita solitaria e le dinamiche della coppia la destabilizzano, tenta l’approccio a un giovane amico del marito ma non va come desidera e per questo ha un crollo…

LA TRAVERSATA

(Id., Italia, 1976, col., 76′)

Regia: Nelo Risi

Con: Riccardo Garrone, Eleonora Giorgi, Anna Orso

Dopo Andremo in città (1966) Nelo Risi torna a girare un film, in questo caso per la TV, partendo da un racconto di Edith Bruck. Eleonora Giorgi è protagonista di questo viaggio in nave da Napoli ad Haifa, il film si muove attraverso flashback e flahforward per raccontare momenti diversi della vita di Leila, “è il confronto tra due donne che sono una donna sola” dichiarò Nelo Risi mentre stava realizzando il film. 

UN AMORE DI DONNA

(Id., Italia, 1988, col., 98′)

Regia: Nelo Risi

Con: Laura Morante, Bruno Ganz, Claudine Auger, Ivan Desny

La storia di una giovane venticinquenne sposata con un ricco avvocato di mezza età che negli anni precedenti era stato amante della madre di lei. Quando lei si innamora di un giovane aviatore il marito si oppone e le nega il divorzio.

Nelo Risi torna alla regia dopo più di dieci anni per questo che è il suo penultimo film (girerà Per odio, per amore con Serena Grandi, due anni dopo): lavora con un cast internazionale, tra cui Bruno Ganz, reduce dal successo di Il cielo sopra Berlino di Wenders.

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