"Lagaan" di Ashutosh Gowariker

Il regista indiano ci propina una stanca lezione di cinema, con una galleria interminabile di virtuosismi tecnici che pescano ora da una parte, ora dall'altra, senza avere la minima idea di quello che sta facendo

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A volte accade di sorprendersi distrattamente a guardare (?) un film, pensando ad altro. La sala oscura, la luminosità accecante dei frame srotolati sullo schermo, la mente però in un altrove imprecisato. E' il caso di questo Lagaan, a cui si assiste sorvolando contemporaneamente sulle strofe incantate della distrazione. Luci accecanti, colori smaglianti, svolazzi frenetici di una macchina da presa che non sta ferma un attimo. Croce e delizia del postmoderno che mangia se stesso con una voracità che ci stupisce. Cinema-cinema per molti, per noi soltanto annichilimento dello sguardo. Non è un problema di prospettiva, di angolazione, di andatura ritmica, anzi, tutto il contrario. Si tratta di sorprendersi ancora per ciò che il cinema può offrirci. Nell'opera di Gowariker tutto è inscrivibile nei margini stretti delle prime inquadrature, tutto è perfettamente inserito all'interno di schemi percettivi che ci strappano gli occhi (e la possibilità di ri-vedere) affermandosi con la sola forza della costruzione senza smagliature che non ammette detour, sbandamenti, ripensamenti. La programmaticità inquietante dell'operazione è di quelle che una volta tanto fanno riflettere. Anziché agire la messinscena su di un piano di attesa, su un qualche morbido indugio con cui affrontare la costruzione della struttura, il regista indiano ci propina una stanca lezione di cinema, con una galleria interminabile di virtuosismi tecnici che pescano ora da una parte, ora dall'altra, senza avere la minima idea di quello che sta facendo. Nel raccontarci questa storia di un piccola villaggio indiano che si gioca a cricket col governo inglese la possibilità di sopravvivere (economicamente), trasfigura ogni dettaglio in un'iperbole visiva senza sosta che frastorna, senza che si imponga mai una precisa idea di cinema. Il diluvio impazzito di citazioni poi non fanno che peggiorare la catatonia di un cinema freddo, lontano, distante.


Titolo originale: Lagaan: Once Upon A Time in India
Regia: Ashutosh Gowariker
Sceneggiatura: Kumar Dave, Sanjay Dayma, Ashutosh Gowariker, K. P. Saxena
Fotografia: Anil Mehta
Montaggio: Ballu Saluja
Musica: A. R. Rahman
Scenografia: Nitin Desai
Costumi: Bhanu Athaiya
Interpreti: Aamir Khan (Bhuvan), Gracy Singh (Gauri), Rachel Shelley (Elizabeth Russell), Paul Blacthorne (capitano Andrew Russell), Suhasini Mulay (Yashodamai), Kulbhushan Kharbanda (Rajah Puran Singh), Raghuvir Yadav (Bhura), Rajendra Gupta (Mukhiya)
Produzione: Aamir Khan Productions
Distribuzione: Key Films

Durata: 224'
Origine: India, 2001

 

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