Le iene – Cani da rapina, di Quentin Tarantino

Il folgorante esordio di Quentin Tarantino, permeato da un alone mitico che ha lanciato il cineasta prima della consacrazione con Pulp Fiction

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“Mi rendo conto che lo stile di “Reservois Dogs” fa venire in mente certi film di Don Siegel e John Boorman, penso a “The Killers” (Contratto per uccidere) e a “Point Blank” (Senza un attimo di tregua), tuttavia quando l’ho realizzato mi sono ispirato soprattutto a “Breathless” (All’ultimo respiro) di Jim Mc Brice, un film da pop art, dove tutta Los Angeles sembra Disneyland”. Così Tarantino raccontava il suo film “cult” a Leo Gandini nel bel libro “Quentin Tarantino regista pulp” edito da Fanucci qualche anno fa.
Sembra incredibile ma sono già passati dieci anni da Le iene (o Cani da rapina, perché il film ebbe in Italia una doppia uscita prima come Le Iene e, successivamente, con il più ‘letterale’ Cani da rapina), e l’occasione per tornare sul film d’esordio di Quentin Tarantino ce la da l’uscita (in realtà una riedizione) del DVD della Universal, che migliora il precedente uscito nel settembre 2000 nelle prime edizioni piuttosto mal riuscite della Cecchi Gori. Qui almeno abbiamo una buona varietà di lingue e sottotitoli, il Dolby Digital nell’audio, il formato 16:9, e una lunga intervista con Quentin Tarantino, che con la consueta verve racconta la nascita di questo suo primo lungometraggio (peccato però che questo materiale non sia stato sottotitolato in italiano, ma in inglese…chissà perché, neanche fosse un corso di lingue…).
Comunque, rivedere oggi Mr.Brown (Tarantino) Mr.White (Keitel), Mr.Blonde (Madsen), Mr.Orange (Roth) e Mr.Pink (Buscemi), ne denota ulteriormente l’alone mitico di cui la pellicola inesorabilmente è permeata. Già la struttura narrativa, che ne frammentava la logica temporale (poi ripresa anche in “Pulp Fiction”), costringendo lo spettatore a un continuo rincorrere la storia, e allo stesso tempo un ripartire da capo, quasi fosse un videogioco, si caratterizzava per una cocente “modernità”. Ma soprattutto Tarantino sparava dialoghi finalmente degni dell’hard boiled anni trenta-quaranta, aggiornato agli anni novanta però, e uno stile che è la vera e propria innovazione portante del film. Lo stile di Tarantino (che in realtà nessuno ha ancora ripreso anche se molti lo hanno malamente imitato, sigh! anche da noi…) è quello di chi ha visto migliaia di film, spesso non il cinema ma in televisione, e che li ha cortocircuitati in una spremuta d’immaginario straordinaria, dove il b-movie convive splendidamente con il kolossal e il cinema d’autore, e dove sopravvive solo l’aspetto estetico del cinema, ma inteso in senso di godimento emozionale e non puramente artistico. I dialoghi, i costumi (da Blues Brothers?) le musiche anni Settanta (interpreti bianchi, musiche e vestiti neri…. è il mescolamento del cinema di Tarantino), costituiscono un’innovazione stilistica straordinaria per l’epoca, e forse ancora oggi da studiare con attenzione. E dobbiamo essere grati al grande Monte Hellman e a Harvey Keitel che hanno permesso a un giovane appassionato di realizzare il suo primo film. Perché i successivi, “Pulp Fiction” e, soprattutto, “Jackie Brown”, sono persino migliori!
LE IENE (Reservois Dogs)
di Quentin Tarantino
con Harvey Keitel, Michael Madsen, Tim Roth, Lawrence Tierney, Steve Buscemi, Chris Penn, Quentin Tarantino
Distribuzione: Universal

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