Lessons of Love, di Chiara Campara

Un lavoro di composizione delle emozioni trattenute fatto di bellissime immagini “di scarto” per un quotidiano e rassegnato atto d’amore mancato. Dal palinsesto online di Artekino

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Forse, Lessons of love di Chiara Campara, trentatreenne regista veronese che proviene dal mondo del documentario e con questo film fa il suo esordio nel lungometraggio di fiction (una fiction non a tutto tondo però), offre il destro per scrutare una superficie del poliedrico mondo del cinema, decisamente in ombra, anzi del tutto escluso da ogni considerazione. Quel particolare profilo che appartiene al mondo delle immagini escluse, quindi negate, ritenute non sufficientemente utili alla narrazione, alla diegesi complessiva, allo sviluppo della consequenzialità temporale. A quella specie di assoluto mondo di un eterno fuori campo che è costituito dall’immagine negata, rifiutata e quasi abortita. Un mondo che appartiene a quel sotterraneo e sotterrato universo del non scritto, del non detto, del mai filmato. Tutte queste immagini, in un mondo cinematografico parallelo, potrebbero costruire un’altra storia del cinema.

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Lessons of love
, che è passato nel palinsesto di ArteKino, ma già ospitato in Venezia College e prodotto anche grazie a Torino FilmLab, speriamo possa avere una adeguata visibilità per i suoi indubbi meriti e per il lavoro tutt’altro che consueto, che la regista, anche sceneggiatrice insieme a Lorenzo Faggi hanno condotto. Un lavoro di realizzazione complessiva comprendendo scrittura e messa in scena, fondato essenzialmente sulla semplice, ma non semplicistica premessa, di un uso alternativo del cinema, quello di un racconto fatto di immagini quasi distratte, interrotte, che sembrano scrivere una consequenzialità intima, piuttosto che pubblica, diaristica, piuttosto che narrativa, immagini che sembrano scritte tra i puntini di sospensione, quegli stessi che fanno pensare alla prosa artisticamente sciatta di Celine. Lessons of love non è un film intimista quindi, ma non è neppure un racconto puramente narrativo, non accade quasi nulla, e per questo sembra di guardare la sospensione di un racconto d’altrove. Non sembra avere un incipit, perduto chissà dove, e sembra un altro lavoro incompiuto, la sua vicenda resta non conclusa in quella sospensione appesa dei puntini sospensivi. Non è un film descrittivo, quanto piuttosto indagatore di quella complessità faticosa dell’interpretazione di un’anima, di un semplice ma tormentato animo umano. Per farlo Chiara Campara, che ha nelle corde la giusta sensibilità che le immagini riflettono, sceglie di adattare il racconto ad un profilo basso, ad una, se si può dire, minimalissima forma espressiva, in quel lavoro sotterraneo con cui riesce , invece, a conferire efficacia alle immagini, che producono la loro forza comunicativa di quella solidissima argomentazione dei temi di fondo del film, dentro il quale, come nel retro di uno specchio, le immagini sembrano assorbire la luce, piuttosto che diffonderla.

Lessons of love è la storia di Yuri, che lavora nella fattoria con il padre, munge le vacche e le porta al pascolo. La sua è una vita semplice. I suoi svaghi sono il fast food nella vicina cittadina e le chiacchierate con lo zio tra una birra e l’altra. Ma Yuri è innamorato di Agata che fa la spogliarellista. Con lei non può immaginare una vita in comune e il suo amore resta racchiuso nel suo animo e nell’inquietudine di una perenne insoddisfazione.

È in questa storia così evanescente, quasi tratti a matita di un canovaccio più definito, che si dipana il racconto narrativamente esile, ma drammaturgicamente impegnativo del film, che diventa un lavoro di composizione delle emozioni trattenute, nel quale uno straordinario Leonardo Lidi (ma dov’era finora?), restituisce credibilità assoluta al suo Yuri, incapace di fare esplodere le sue emozioni tutto chiuso in quella corazza da montanaro che sembra perennemente portarsi dietro. È qui che il film di Chiara Campara sa mostrare quella faccia nascosta del cinema, quella faccia del poliedro che resta in ombra. Le immagini di Lessons of love non sono mai immagini eclatanti, sembrano rifuggire il bello ricomposto, sembrano rifiutare ogni consolazione visiva, ma nella loro essenza di bellissime immagini “di scarto” sanno entrare a pieno e con la giusta misura in quel clima agitato e di perenne incertezza che è l’animo di Yuri. Il film sembra lavorare su ciò che non può essere raccontato che spesso non si sa come raccontare e il pregio maggiore è quello di scoprire che questo lavoro può essere svolto senza nessuna enfasi di sofferenza, senza nessuna inflizione di dolore, ma come un quotidiano e rassegnato atto d’amore mancato. Quello stesso amore che Yuri non sa vivere e che nessuna lezione d’amore potrà mai insegnare.

Regia: Chiara Campara
Interpreti: Leonardo Lidi, Alice Torriani, Giovanni De Giorgi, Giancalro Previati, Sebastiano Fumagalli
Durata: 79′
Origine: Italia, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
1.75 (4 voti)
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