L’événement, di Audrey Diwan

Dal romanzo di Annie Ernaux, un convincente ritratto della condizione femminile e della Francia all’inizio degli anni ’60 rivissuti prima di tutto con il corpo e la mente della protagonista. Concorso.

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Più che la storia contano i gesti. Sono negli scatti nervosi di Anne, nei suoi occhi pieni di paura e di vergogna, negli sguardi sul suo corpo mentre continuano a trascorrere le settimane. Viene seguita di spalle, ma il desiderio della ragazza è anche quello di scappare dalla storia. Davanti a sé trova solo muri. I ragazzi che conosce e la loro fuga dalle responsabilità, l’insegnante che sottolinea il suo calo di rendimento a scuola mentre prima era una studentessa brillante, i medici che rifiutano di assecondarla.

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1963. Anne scopre di essere incinta e i suoi progetti per il futuro potrebbero svanire da un momento all’altro. Gli esami per diplomarsi si avvicinano così come continuano a trascorrere le settimane della sua gravidanza. Cerca di abortire anche se non è facile. Tutti le chiudono la porta in faccia fino a quando trova la soluzione che potrebbe mettere anche in pericolo la sua vita.

I desideri e la malinconia del cinema di Ozon si tingono di nero così come si accenna e poi si dissolve quel ping-pong cinema/letteratura dove vita, arte e scrittura sono i simbiosi come nell’opera di Desplechin. Tratto dal romanzo omonimo di Annie Ernaux, in cui la scrittrice ha raccontato la sua vera storia, L’événement entra direttamente nella testa della protagonista, ottimamente interpretata da Anamaria Vartolomei. Il dramma privato, la condizione femminile, la chiusura della società francese all’inizio degli anni ’60 sono vissuti prevalentemente attraverso il suo corpo inquieto. Cerca frequentemente la direzione giusta ma non la trova. Le sue passioni (la discussione con le amiche su Sarte e Camus) evaporano gradualmente ma la vita che c’era prima potrebbe sparire per sempre.

La scrittrice, giornalista ed editrice franco-libanese Audrey Diwan disegna un altro martirio individuale dopo quello del suo primo lungometraggio Mais vous êtes fous, in cui una coppia lottava per riottenere la custodia delle figlie. In L’événement però c’è un passo in avanti nel modo in cui il dramma diventa più introspettivo e crea uno sfasamento e, insieme un parallelismo, tra la vicenda accaduta ad Annie Ernaux e alla sua protagonista. Narrativamente è l’altra faccia di Il segreto di Vera Drake, dalla parte stavolta della paziente. Ci sono le lacrime, il sangue, il pallore sul volto in primo piano. La disperazione è consapevole (la vendita degli oggetti e dei libri per poter recuperare il denaro per l’aborto) oppure incontrollata come nella scena più forte del film in cui si mette a nuotare in acqua per scappare dal fidanzato, gli amici, forse anche sé stessa o nella sua soggettiva mentre sta per andare in ospedale.

Ha i contorni di un horror alla Franju con pochi squarci di luce, anche irreali, nell’immagine della famiglia felice che ride a tavola dove la madre è interpretata da Sandrine Bonnaire. Il realismo resta solo nell’ambientazione. Anna balla, corre, combatte come se si trovasse in un sogno e non avesse più il terreno sotto i piedi. Nelle stesse inquadrature in classe, quando viene chiamata dal professore, sotto di lei c’è il vuoto. La regia è impura, ma per un romanzo come questo è la chiave giusta. Una ribellione aspra e toccante che turba e conquista.

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.78 (9 voti)
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