LIBRI DI CINEMA – “Carmelo Bene. Il cinema oltre se stesso”

Macchina attoriale apparsa fin da subito restia ad accettare un qualunque topos drammaturgico da rispettare, Carmelo Bene appare soprattutto, nell’analisi dell’autore, l’artefice di una straordinaria ibridazione tra Corpo, Immagine e Voce; un trinomio continuamente sciolto fino a rendere ogni legame, anche il più scontato (come quello organico tra voce e volto), qualcosa di indecifrabile, di indecidibile, “perché non si dà grandezza se non mettendo in gioco l’identità”. Da Pellegrini Editore.
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Carmelo Bene

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Carmelo Bene. Il cinema oltre se stesso
Alessandro Cappabianca
Pellegrini Editore
pp. 200 – € 16
 
 
 
 
Perché Carmelo Bene, a un certo punto del suo percorso artistico, cominciò a esprimere un radicale rifiuto nei confronti del cinema? Su questo interrogativo, e sul rapporto controverso di Bene con l’immagine, si apre il saggio di Alessandro Cappabianca, incentrato sulle figure, gli oggetti e i nomi ricorrenti del lavoro di Carmelo Bene, sulle infinite variazioni e riprese cui essi hanno dato luogo, come in una serie incessante di reincarnazioni che ha attraversato le scene teatrali, i set cinematografici, la televisione, la radio, la pagina scritta. Interrogativo che muove da un presupposto: Carmelo Bene ha smesso realmente di fare cinema? Se mostrare il nulla dietro il preteso qualcosa (dietro l’immagine) è stata, come sostiene l’autore, l’impresa filosofica di Carmelo Bene, allora il regista di Nostra Signora dei Turchi ha lasciato il cinema in senso stretto ma non l’immagine, “nel senso che non (tra)lasciava di torturarla, sminuzzarla e insultarla”, e al suo ritorno al teatro si è accompagnata un’opera di quasi sistematica trasfigurazione in video dei suoi spettacoli, che teneva conto delle esperienze cinematografiche acquisite come delle nuove tecnologie, realizzando un oltre-cinema, il suo superamento più che la sua negazione. Cinema che non descrive, non racconta, che anzi rifiuta della settima arte proprio il legame inevitabile con la narratività; i sei lungometraggi di Carmelo Bene restano un corpo estraneo, impossibile da comprendere se non lo si collega alla (dis)organizzazione dello spazio scenico che è stata la matrice del suo lavoro. La rinuncia al cinema prefigura la rinuncia al teatro nella sua forma/spettacolo, a favore della forma/concerto: la sorprendente sperimentazione sulla voce, ci dice Cappabianca, è stata per Bene luogo di superamento dell’immagine. Macchina attoriale apparsa fin da subito, da Majakovskij e Pinocchio dei primi anni ’60, restia ad accettare un qualunque topos drammaturgico da rispettare, Carmelo Bene appare soprattutto, nell’analisi dell’autore, l’artefice di una straordinaria ibridazione tra Corpo, Immagine e Voce; un trinomio continuamente sciolto fino a rendere ogni legame, anche il più scontato (come quello organico tra voce e volto), qualcosa di indecifrabile, di indecidibile, “perché non si dà grandezza se non mettendo in gioco l’identità”. La difficile riconoscibilità delle azioni, dei gesti, dei movimenti che il corpo compie portano alla sua virtuale scomparsa, al suo mutarsi in un corpo soltanto sonoro; allo stesso tempo le immagini (il cinema come il teatro/elettronico di Bene) contestano ogni possibile virtuosismo della voce, ogni illusione che essa possa porsi come espressione di qualcosa, “invece che fantasma tra gli altri fantasmi, impegnati in una danza lungo i bordi del nulla”. È proprio alla pratica di questa danza che appare appropriato porre il titolo di oltre-cinema.
 
 
Indice:
 
I. Il paradosso di Narciso – II. Morire in versi – III. Pinocchio: quasi un destino – IV. Prove di cinema: Hermitage-Ventriloquio – V. Nostra Signora: un romanzo teatrale – VI. Nostra Signora: il cinema come partitura musicale – VII. Il sacrificio dell'attore: Credito italiano – VIII. Capriccio italiano – IX. Tra Schifano, Brocani e Rocha – X. Don Giovanni diabolique – XI. La ri-scrittura – XII. Salomè. Il cinema spellato vivo – XIII. Variazioni su Amleto – XIV. Riccardo III. Le protesi del mostro – XV. Variazioni su Otello – XVI. Variazioni su Macbeth – XVII. Lorenzaccio o la divergenza dei rumori – XVIII. Prolegomeni al niente – XIX. Il soffio della voce – XX. Santi, madonne, altari – XXI. Disiecta membra – XXII. I vivi e i morti – XIII. Cosmogonia immaginaria – XIV. Piccolo repertorio di oggetti.
 
 
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