LIBRI DI CINEMA – I racconti di Vivien Leigh

vivian leigh
L’autore Massimo Morasso finge che Vivien Leigh e John Riley (oscuro poeta inglese) si siano conosciuti, che l’attrice di Via col vento e di Un tram che si chiama desiderio abbia scritto racconti di taglio autobiografico e Riley si sia impegnato nella stesura di una sua biografia “interiore”. Il risultato è il racconto di una vita fatta di successi ed eccessi, di amore, follia e malattia, in sette piccole storie che compongono l’infelice, tragica storia di un’anima condannata all’inquietudine. Edizione Le Mani

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La vita intensa

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La vita intensa – I racconti di Vivien Leigh 
di Massimo Morasso
Edizione Le Mani
Finito di stampare a ottobre 2009
pp.77 – euro 10

Vivien Leigh (1913-1967) non ha lasciato libri dietro di sé. John Riley (1937-1978), oscuro poeta di Leeds, vittima di un assurdo destino (fu assassinato a poco più di quarant’anni da alcuni balordi all’uscita di un pub), non ha mai pensato di diventare il biografo della Leigh. In questo libro Massimo Morasso finge che la Leigh e Riley si siano conosciuti, che l’interprete di Rossella O’Hara in Via col vento e Blanche Dubois in Un tram che si chiama desiderio abbia scritto pagine e racconti di taglio autobiografico e Riley si sia impegnato nella stesura di una sua biografia “interiore”. Il risultato è il racconto di una vita fatta di successi ed eccessi, di amore, follia e malattia, in sette piccole storie che compongono, come i capitoli di un romanzo, l’infelice, tragica storia di un’anima condannata all’inquietudine. Un’esperienza “complessa” del Destino, che incontra il lettore nel punto vivo in cui il dolore di Vivien Leigh diventa il dolore di chi sa riconoscersi insieme vittima e carnefice della propria inquieta, instabile coscienza. L’autore, Massimo Morasso, studioso di Rainer Maria Rilke e Cristina Campo, ha pubblicato nel 2007 la sua raccolta poetica dal titolo Le poesie di Vivien LeighCanzoniere apocrifo di cui la Vita intensa è contemporaneamente premessa tematica e ideale completamento narrativo. Vivien Leigh in questi racconti finge, attraverso Morasso, di aver scritto con dovizia letteraria sulle proprie passioni, che sono state almeno tre: Laurence Olivier, il suo amante, George Bernard Shaw e Noel Coward, scrittore, regista, produttore, nonché uno degli amici più fedeli dell’attrice negli ultimi anni della sua vita, martoriata da tubercolosi e da forti crisi maniaco-depressive. Nelle ultime pagine di questo bel libro, scritto con passione e trasporto, l’io narrante si lascia andare in alcune riflessioni sul concetto di felicità: “Chi l’ha detto che siamo fatti per la felicità? La felicità è quella cosa sontuosa di cui tutti parlano, ma nessuno – fra quanti conosco, e, mi creda, non sono donna di scarse relazioni – sa per davvero cosa sia”. “Ascolti uno dei miei canti più aperti alla speranza: Questo è il giardino, e qui c’è bisogno d’amore, / e l’amore è una carezza, la prima rosa sbocciata”. “Evidentemente, pensavo ancora che l’amore fosse il punto supremo della vita, quando ho scritto questi versi…”.

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