L'occhio arabo al festival del cinema Africano

Al Jazeera e gli altri: una rassegna dal reportage alla soap opera 

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In seguito al grande successo di pubblico e di stampa della sezione Musalsalat e il terrorismo sugli schermi arabi, il Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina quest’anno rinnova l’interesse per i media arabi con la sezione tematica Al Jazeera, l’occhio arabo sul mondo.

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Dall’undici settembre in poi assistiamo ad una sempre più progressiva “mediatizzazione” dei rapporti fra le culture. L’undici settembre è stato anche il fatidico momento in cui l’Occidente ha scoperto improvvisamente, attraverso il canale Al Jazeera, che la civiltà araba, da sempre considerata iconoclasta e incapace di rapportarsi alle immagini, riusciva invece  ad autorappresentarsi e a rappresentare il mondo attraverso i mass media. Molta della retorica contro Al Jazeera e la sua presunta istigazione al terrorismo presente su gran parte dei media americani ed europei è dovuta proprio a questa reazione istintiva per la perdita di una supremazia mediatica fino ad allora indiscussa. In realtà l’Occidente conosce molto poco dell’universo mediatico arabo che si dispiega ormai su oltre 500 canali satellitari. Quale immagine dell’Occidente emerge da questa miriade di canali televisivi? La selezione di programmi televisivi di Al Jazeera proposti al Festival tenta di dare una risposta a questa domanda, presentando una rassegna di trasmissioni che affrontano l’argomento Obama e la politica Usa, come il talk show Al ittijah al Moakis (La direzione opposta) condotto da Faisal Al Kasim, anchormen di Al Jazeera; mostrando una soap opera, di produzione giordana, Al Ijtiyah (L’invasione) sull’invasione israeliana del campo profughi palestinese di Jenin, che ha ottenuto il prestigioso premio Emmy Award, o il reportage As-sajin (Il detenuto 345) che narra le vicende di un cameraman di Al Jazeera detenuto per sette anni a Guantanamo. www.festivalcinemaafricano.org

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