"Mein Fuhrer – La veramente vera verità su Adolf Hitler", di Dani Levy

Farsa grottesca che sembra riporre cieca fiducia nell'autosufficienza di un umorismo del contesto, in una comicità velleitaria e senza struttura. Forse Dani Levy ha semplicemente sbagliato cinema, come un musicista talentuoso che si intestardisce su uno strumento che però non sa suonare.

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Bisogna riderne. Per quanto ci si sforzi, in sala, non è così semplice accogliere i propositi di questo piccolo, vibrante, film tedesco. Un nuovo capitolo sulla caduta del Genio del Male, con una vicenda presa in prestito dalla realtà storica, cotta a puntino dal parossismo della farsa, farcita di sketch, conclusa da messaggi universali sulla follia orrenda di quel mostro di un Hitler. Solo che proprio riderne, dicevamo, non è così semplice. 
E pure considerando, ci mancherebbe, il difficile percorso di elaborazione del tabù nazista compiuto dal cinema tedesco negli ultimi anni: ma proprio niente. 
Ciò che vien da dire è che forse Dani Levy ha semplicemente sbagliato cinema
, confuso linguaggio e compiti, come un musicista talentuoso che si intestardisca su uno strumento che però non sa suonare.
Il promettente regista austriaco pare infatti essersi scelto un genere ed una missione irrimediabilmente fuori portata, palesemente inadatti al suo dna di autore e narratore. Proprio come il precedente "Zucker!…Come diventare ebreo in 7 giorni" questa farsa grottesca sulla figura del Fuhrer sembra riporre cieca fiducia nell'autosufficienza di un umorismo del contesto, in una comicità nutrita di belle intenzioni ma senza traccia di strutture visive e narrative. Così Levy finisce per delegare la riuscita degli effetti farseschi al giochino tautologico dell'appartenenza al genere, all'aria che tira attorno al film ed al suo argomento, a quel consapevole sentore di cinema-coraggiosamente-dissacrante già abbondantemente sfruttato in fase di lancio del film. Alla fine questo Mein Fuhrer che pure fa sfoggio di diverse intuizioni felici e di sequenze indubbiamente brillanti dal punto di vista della costruzione delle maschere, fallisce clamorosamente il suo primo obiettivo: far ridere. 
Ed è un vero peccato. Anche perchè – nel momento stesso in cui manca ripetutamente l'individuazione di una chiave efficacemente comica – il film dischiude i segni di un potenziale altro, svela tracce di traiettorie diverse e più interessanti. Un vero e proprio campionario di guizzi creativi soltanto accennati (dove finisce la buona alternanza tra il biancoenero dei documentari e le immagini della fiction delle prime sequenze?), di traiettorie narrative non approfondite (la vena tragico-intimista robertobenignamente
mescolata alla commedia, ma qui con risultati mediocri) e di soluzioni formali davvero sbalorditive (la ricostruzione in chroma-key della Berlino distrutta, con un risultato visivo affascinante, quasi in stile cartoon: probabilmente la cosa migliore di tutto quanto il film). Proprio un vero peccato. Eppure a preoccuparci, più che un film palesemente irrisolto, è a conti fatti lo stesso Levy, forse il primo a non aver ancora riconosciuto in pieno le sue capacità ed il suo talento. 
Non vorremmo, ecco, che una risata (mancata) lo seppellisse. 

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Titolo originale: Mein Führer – Die wirklich wahrste Wahrheit uber Adolf Hitler
Regia: Dani Levy
Interpreti: Helge Schneider, Ulrich Mühe, Sylvester Groth, Adriana Altaras, Stefan KurtDistribuzione: CDE
Durata: 89'
Origine: Fermania, 2007

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