"Movimenti", di Claudio Fausti e Serafino Murri

L'apparente precarietà delle situazioni messe in scena non convince mai sino in fondo proprio per una pregnanza emozionale ancora acerba, appesantita poi dal ricorso a soglie autoriali che girano costantemente a vuoto.

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Dentro Movimenti appare una frattura scomposta di umori accavallati, di storie che si intrecciano in una notte di amarcord tessuti sul filo spiazzante della memoria. Sin dalle prime sequenze infatti i protagonisti dell'opera (un gruppo di amici fra i trenta e i quarant'anni che si riuniscono un venerdì sera celebrando i vecchi tempi) sembrano come proiettati in una dimensione dell'agire che ondeggia tra passato e presente, in andirivieni temporali centrati sulle coordinate incerte del movimento. Si tratta di incontri fra vecchi amici, in una riunione di gruppo rinsaldata dalla volontà di ri/dire l'amicizia in un cinema che segue da vicino i corpi raccontati, avvicinandoli e disperdendoli attraverso una scrittura dichiaratamente centrifuga che abbatte ogni punto nevralgico, praticando lo smistamento di ogni fisicità. Il problema è che all'interno dell'opera vi è sin dalla sezione iniziale una consapevolezza di sé che demolisce presto ogni vera emozione. In questo senso le microstorie che si avvicendano nella pur interessante continuità spaziale non possiedono mai veramente il germe di un ipotetico sbandamento, ma sembrano già troppo risolte in sé, già eccessivamente pianificate. L'apparente precarietà delle situazioni messe in scena infatti (la storia dei due fratellastri che aspettano un padre che però non arriverà mai all'appuntamento, ma anche le ambigue sfaccettature del rapporto tra un malvivente e la sua fidanzata spagnola) non convince mai sino in fondo e non tanto dal punto di vista filmico (Murri e Fausti conoscono già bene il mezzo e si muovono con una certa disinvoltura), ma proprio per una pregnanza emozionale ancora acerba, appesantita poi dal ricorso a soglie autoriali che girano costantemente a vuoto. Sotto certi aspetti infatti l'opera ricorda sin troppo il Ligabue di Radiofreccia, proprio laddove si cerca di inquadrare nello spessore angusto della scena il mancato quadro generazionale di corpi in fondo fermi su se stessi, avvolti in spirali mai veramente affrancate da uno sguardo già innamorato di sé. Movimenti si esaurisce così in una ronde notturna scandita da voci sin troppo presenti a se stesse (compresa quella del DJ Zippetta che accompagna le sarabande dei protagonisti), davvero lontane allora in questo frangente dalla necessità spettrale/apolide/astratta dell'Emmer di Una lunga, lunga, lunga notte d'amore, lui sì davvero fuori da ogni tempo ordinario del racconto e della passione.

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Regia: Claudio Fausti e Serafino Murri


Sceneggiatura: Claudio Fausti e Serafino Murri


Fotografia: Vittorio Omodei Zorini


Montaggio: Letizia Caudullo


Scenografia: Paola Donzelli


Costumi: Paola Donzelli


Interpreti: Fabrizio Gifuni (Marcello), Cecilia Dazzi (Cate), Roberto De Paolis (Tommi), Luca Murri (Andrea), Gabriele Parrillo (Gabo), Francesco Pini (Luca), Rolando Ravello (El Fantasma), Julia Sarano (Carmen)


Produzione: Gianluca Arcopinto


Distribuzione: Pablo


Durata: 92'


Origine: Italia, 2004


 

 

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