Il regno del pianeta delle scimmie, di Wes Ball

Wes Ball potrebbe creare una nuova epica delle scimmie senza gli uomini? Purtroppo, il suo film è solo una nuova, pur spettacolare, declinazione dello scontro evolutivo.

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Noa osserva con stupore ed orrore la sua improvvisata alleata umana mentre uccide un altro homo sapiens. È possibile eliminare un proprio simile, forse uno degli ultimi rimasti, anche se si oppone ad una missione? Fino a poco tempo prima, il giovane scimpanzé non si era mai allontanato oltre la sua valle. Tuttavia, un raid dell’esercito del bonobo Proximus Caesar ha costretto il suo clan alla deportazione. Il senso di colpa lo spinge alla ricerca dei suoi amici e dei suoi parenti con la promessa di riportarli a casa. Nulla di quello che ha scoperto nella sua esplorazione del mondo e nell’esperienza della schiavitù lo ha turbato tanto quanto la disinvoltura di questo omicidio.

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Il regno del pianeta delle scimmie si svolge molte generazioni dopo che Cesare ha condotto i primati a sostituire gli uomini dopo il loro declino. Il mondo è a loro disposizione ma la loro struttura sociale è ancora primitiva ed è separata in tante comunità distaccate. Noa vive in un insediamento costruito sui resti di alcuni tralicci e la sua popolazione si dedica ad un culto di reciproco rispetto e sostegno con le aquile. Il linguaggio, l’uso rudimentale di alcuni utensili e una conoscenza basilare dell’agricoltura non gli hanno ancora permesso di manipolare l’ambiente.

I comandamenti del padre fondatore Cesare si sono tramandati in modo sempre più labile fino a diventare una distopia. Proximus ne ha ereditato il nome, ne invoca l’autorità ma ne ha modificato il mito pro domo sua. Infatti, la sua ammirazione si rivolge di più agli umani e alla leggenda delle loro incredibili conquiste. Gli uomini erano arroganti ma sapevano comunicare tra gli oceani e sapevano volare. Chiunque ne apprendesse i segreti potrebbe dominare il pianeta. Nel frattempo, ha arruolato uno dei pochi civilizzati rimasti per farsi introdurre alle gesta dei grandi condottieri della storia. È singolare che l’unica scimmia ad accettare lo strumento dell’assassinio sia anche quella che nutre questa brama di potere.

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E gli homo sapiens che fine hanno fatto? Noa suppone che esistano ancora degli esemplari randagi che vivono come parassiti. La credenza comune è che le loro mandrie si siano completamente estinte. Il film di Wes Ball fa sperare che per una volta il franchise possa sviluppare un’idea che prescinda dalla loro presenza. Il regno del pianeta delle scimmie ha coraggiosamente rinunciato a sviluppare il tema della lotta evolutiva? Purtroppo, la risposta è no. La distanza cronologica con gli avvenimenti di The War. Il pianeta delle scimmie (2017) dovrebbe essere di almeno un secolo ma il tema centrale resta sempre lo stesso.

Noa si avventura oltre il tunnel ferroviario dismesso che doveva proteggere la sua tribù da tutti i pericoli esterni. La sua linea d’ombra verso la difficile eredità del padre passa attraverso lo scontro con la scimmia che lo ha ucciso. La forte empatia della sequenza in cui scopre il suo cadavere conferma che il performance capture della WETA ha superato le ultime barriere emotive che pesavano sull’artefatto digitale. Il timido scimpanzé che diventa un eroe poteva essere uno sviluppo interessante e sufficiente per la sceneggiatura di Josh Friedman.

Il suo passaggio in una città abbandonata e prossima alla riforestazione si arricchisce dell’incontro con un saggio orango che lo introduce alla vera lezione di Cesare. Il patriarca si era sempre chiesto se gli uomini e le scimmie sarebbero stati in grado di condividere pacificamente i loro spazi e le loro conoscenze. Ci possono ancora riuscire? La domanda è inevitabile quando il suo nuovo mentore accoglie una ragazza apparentemente sperduta e affamata. Ovviamente, scopriranno con sorpresa non solo che è agguerrita ma anche che sa ancora parlare. Noa non può fare a meno di apprendere che gli umani nascondono sempre le loro vere intenzioni.

Il film è abbastanza abile a restituire il suo sguardo e il suo rapporto con il difficile ospite. La sua relazione attraversa la fascinazione, il timore e la disillusione senza che nessuna sensazione abbia il sopravvento sull’altra. Lo spettatore percepisce che le conclusioni della scimmia sulla sua natura sono attendibili. Gli uomini scrivevano libri, dominavano gli elementi, manipolavano la materia ma si uccidevano tra di loro. Tuttavia, la saga de Il pianeta delle scimmie va avanti dal 1968 e ci si chiede quante volte abbia riproposto questa contraddizione tra sequel, reboot e trilogie.

Noa non può fare a meno di restare stupefatto davanti ai tesori della loro antica civiltà nascosti dentro un bunker. Eppure, non è così naïf da non capire che quello è un vaso di Pandora. La coincidenza tra i suoi propositi e quelli della donna sono solo temporanei. Gli uomini non si arrendono mai e prima o poi rivendicheranno il pianeta che sentono come il loro. Purtroppo, neanche i conflitti che stanno dietro al franchise hanno intenzione di mollare. Così, il film offre molte sequenze con un’invidiabile potenza visiva e un eccezionale realismo nei corpo a corpo tra le scimmie. Sfortunatamente, le loro emergenti lotte tribali e la maturazione del protagonista sono come sempre messe in secondo piano da un antropocentrismo duro a morire.

 

Titolo originale: Kingdom of the Planet of the Apes
Regia: Wes Ball
Interpreti: Owen Teague, Freya Allan, Kevin Durand, William H. Macy, Peter Macon, Sara Wiseman, Karin Komoval, Eka Darville, Travis Jeffery
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 145′
Origine: USA, 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
Sending
Il voto dei lettori
3 (5 voti)
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