"Next", di Lee Tamahori
Prima ancora che accada… per tutto questo Philip K. Dick ha scritto e costruito immaginari in cui poter chiedersi se gli androidi sognano pecore elettriche. Prima ancora che accada… è questa l’ossessione del ricordo e della rimozione del passato, il rapporto tra individuo e potere, per la nascita di una società tecnologica e autoritaria. Se di magnifica filiazione è difficile parlare, forse il richiamo più ammaliante di Next è emesso dal suo sforzo di essere obliquo, mescolatore di fonti, dal gioco delle allusioni cinematografiche
Prima ancora che accada… per tutto questo Philip K. Dick ha scritto e costruito immaginari in cui poter chiedersi se gli androidi sognano pecore elettriche. Prima ancora che accada… è questa l’ossessione del ricordo e della rimozione del passato, il rapporto tra individuo e potere, per la nascita di una società tecnologica e autoritaria, per l’ascesa inarrestabile delle grandi corporazioni economiche. Profeta e non indovino perché ha raccontato ciò che non ci piace sognare e ciò che vorremmo restasse solo letteratura o al massimo cinema. Allora il regista neozelandese Lee Tamahori, s’immola per Next, ultima trasposizione “dickiana” sul grande schermo, tratta dal romanzo The Golden Man, in cui un mago di Las Vegas ha il dono di leggere il futuro per i successivi due minuti, ma solo se nel futuro egli è direttamente coinvolto. Questa sua dote extrasensoriale passerà al servizio dell’FBI per poter scongiurare un attacco atomico terroristico organizzato contro la città di Los Angeles. Se di magnifica filiazione è difficile parlare, come è capitato a Ridley Scott, Paul Verhoeven, Steven Spielberg o John Woo, forse il richiamo più ammaliante di Next è emesso dal suo sforzo di essere obliquo, mescolatore di fonti, dal gioco delle allusioni cinematografiche continue. Ma Tamahori non trova pienamente l’affinità da non richiedere alcuna dichiarazione d’amore, a volte sentimentale, melensa e mai troppo fuori tempo, come riesce probabilmente al cinema di Cronenberg, prima ancora che accada di incontrare Dick, già carico di ossessioni e di incubi. Al regista canadese, per esempio, basta in EXistenZ far comparire sullo schermo quel fatidico nome Perky Pat per rievocare il racconto della gara tra Barbie Dolls che oppone due squadre di superstiti dell’America desolata dell’Apocalisse nucleare, ormai ridotti a relitti umani, talpe nascoste sottoterra. In effetti, Next è l’emblema della presenza pervasiva nel cinema della scrittura di Dick, tanto da riuscire difficile capire in fondo alla storia se ci troviamo di fronte a un vero e proprio saccheggio del testo letterario, citazioni o se invece ci imbattiamo semplicemente in temi o allusioni comuni a una certa cultura dell’immaginario scientifico che ha visto nello scrittore uno degli interpreti più inquietanti. E poi, quel finale “reale” che non arriva, che s’interrompe, altrimenti il rischio è quello di confondersi prima ancora che accada con i due minuti di veggenza mai interrotta, è comunque debole, nonostante il moltiplicarsi di alternative e di corpi, svolte affascinanti e percorsi imprevedibili. Tamahori sembra cadere, consapevolmente (come gli androidi dickiani), prima ancora che accada, nella trappola “dickiana”, quella di provare a scardinare i confini del cinema e di trasporre ogni cosa nella sala cinematografica, dove provi a convivere con in personaggi dello schermo, dove continui però a vivere nella realtà materiale della tua esistenza, dove, alla fine, le luci si accendono e ci si avvia verso l’uscita, ma l’uscita non c’è, le luci si spengono, comincia un altro spettacolo, prima ancora che accada, prima ancora di guardare negli occhi il futuro, prima che possa cambiare solo per averlo guardato…
Regia: Lee Tamahori
Interpreti: Nicolas Cage, Julianne Moore, Jessica Biel, Thomas Kretschmann, Tory Kittles, Roybal Jose Zuniga, Jim Beaver
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 96'
Origine: USA, 2007