Non credo in niente, di Alessandro Marzullo

L’esordio del regista è un racconto generazionale che sembra aver paura di fallire con un eccesso di virtuosismi visivi e una certa inclinazione alla maniera. Credibili comunque gli attori.

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Se il fondamento di Non credo in niente, o motivo ispiratore, è costituito dalla frase di Zygmunt Bauman che in esergo ne traccia il profilo di massima che con una certa coerenza resta lo sfondo dominante, assumendo anche la forma sufficientemente sfilacciata ad imitazione della società liquida che il filosofo polacco propone, è anche vero che la sostanza di questo film è, per i quattro personaggi, quello di un fallimento esistenziale e il tentativo di sfuggirci. È anche quello di un rifiuto di ogni desiderio, è quello di un adattarsi ad una vita che non preveda sorprese e di tracciare quindi una sorta di ‘parabola piatta’ delle esistenze in un crescere di antiemozioni di un esistenzialismo senza pensiero costruttivo. In altre parole, un quadro sufficientemente drammatico per una intera generazione di cui i personaggi costituiscono un campione.
Al centro ci sono quattro storie che non si incrociano e che mantengono, nella solitudine dei personaggi, quel clima di autarchico isolamento nel quale il film finisce per diluirsi. Una coppia, un violinista (Mario Russo) e una pianista (Renata Malinconico) sperano di vivere della musica che amano, ma lavorano in un ristorante di un dispotico titolare. L’insofferenza di lui e l’insoddisfazione di entrambi finirà per rompere il difficile equilibrio di coppia. Un attore (Giuseppe Cristiano) in cerca di successo vive di sesso occasionale e di speranze che non si avverano, spesso si accompagna con un suo amico meccanico (Gabriel Montesi) logorroico e per questo insopportabile. Una hostess (Demetra Bellina) disillusa dall’amore cerca una sua strada senza sapere esattamente quale. Sa solo di avere di avere una sola amica (Jun Ichikawa) e un’attrazione molto forte, ma con fatica ricambiata, per un receptionist dell’albergo (Antonio Orlando) presso il quale alloggia. Lui scrive su un suo taccuino, non si sa cosa, ma cita Rilke e Guy De Maupassant. C’è un solo personaggio soddisfatto e con qualche certezza, ma è fuori tempo per età, il “paninaro” ambulante (Lorenzo Lazzarini) dove i quattro personaggi a turno si ritrovano, con lui sempre pronto a dispensare consigli e fare le veci di uno psicologo restando felice del proprio lavoro.

Nonostante i movimenti dei personaggi per le strade di una Roma sempre notturna e quasi disabitata in felice combinazione con il solipsismo dei personaggi, Non credo in niente resta un film ‘immobile’ nella sua concezione, radicato dentro questa paura di fallire che, a sua volta, rende immobili i personaggi che nelle loro vite continuano a girare a vuoto. Con un eccesso di virtuosismi visivi e una certa inclinazione alla maniera, dalla quale sarebbe opportuno sfuggire, dopo un avvio piuttosto difficile, il film dell’esordiente Marzullo, con i pregi e difetti di un esordio che sempre vuole essere compendio assoluto di una condizione, sa mettere a frutto i temi correnti di una generazione eternamente impreparata alla contesa della vita nell’illusione di un’eterna gioventù che sfugge. In questo senso Non credo in niente – con un titolo che già annuncia la fine di ogni speranza di futuro – Marzullo firma un racconto generazionale, come si diceva, sufficientemente scomposto nel suo narrare e con il riflesso costante delle quattro vite dei suoi personaggi – gli attori tutti credibili, il che fa ben sperare – che, a loro volta, nella liquidità di questa società restano privi di punti di riferimento, come nel mare in tempesta, e piuttosto incapaci a immaginare un futuro che sentono vicino, ma senza che ne sappiano delineare i contorni in quella desertificazione dei sentimenti e dei desideri così esiziale per le loro vite. Bisogna lavorare per il futuro e di tutti quello che in silenzio e senza strepiti lavora è il poeta receptionist, gli altri travolti dalle loro stesse vite avranno destini differenti ma che non appartengono più a questo film.

Regia: Alessandro Marzullo
Interpreti: Mario Russo, Renata Malinconico, Giuseppe Cristiano, Gabriel Montesi, Demetra Bellina, Jun Ichikawa, Antonio Orlando, Lorenzo Lazzarini
Distribuzione: Daitona e Flickmates
Durata: 100’
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
3.54 (13 voti)
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