In una Gerusalemme dai rumori ovattati e in cui il fluire della vita cittadina potrebbe essere rotto dallo scoppio di una bomba, Smadar e Mirit, due donne soldato, svolgono il loro servizio di perlustrazione. Controllano i documenti agli arabi, ma in parallelo vivono la loro vita quotidiana, in fondo sono entrambe vicino casa.

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Karov la’ bait è scritto e diretto da Dalia Hager e Vidi Bilu, due donne così come le protagoniste. Si articola su più piani paralleli questo film che appartiene alla sezione che omaggia il cinema israeliano. Uno, immediato, è quello dell’occupazione da parte dei militari israeliani di una città la cui controversa situazione politica la vorrebbe con uno status di città internazionale, ma che, di fatto è considerata come capitale dello Stato di Israele. È esplicita dichiarazione delle autrici che il film abbia anche lo scopo di mostrare il loro punto di vista sul problema, privilegiato dal fatto che una di loro ha realmente svolto il servizio di controllo come militare israeliana. L’altro piano sul quale il film si esprime e che si fa via via sempre più intenso e fulcro nodale è quello della vita privata delle due occasionali compagne di lavoro protagoniste del film.

La regia delle due autrici si fa apprezzare soprattutto per avere saputo mantenere, in costante sottotono, una calibrata e misurata forma attraverso la quale hanno inteso manifestare la realtà, mai esuberante e sempre e prolungatamente dimessa. Questa modalità del racconto bene si accorda con il clima cittadino e, alla lunga, riesce a comunicare, con efficacia incalzante, l’opprimente realtà in cui si muovono le due protagoniste.

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Film essenzialmente femminile che mette a confronto non soltanto i caratteri, tra loro dissonanti, delle due donne soldato, ma che sa ricostruire, con abile e lucida progressione, anche i rapporti all’interno della caserma e, principalmente, tra le due donne.

Sono infatti i contrasti caratteriali di Mirit con Smadar, che considera sospetta, a spingerla, dopo avere riconosciuto l’errore, alla ricerca di un nuovo punto d’incontro con l’amica. Questo del sospetto è un’ulteriore traccia del film. Il sospetto è all’origine del lavoro delle due donne, il sospetto diventa una serpe che ammala i rapporti umani e qui corrode quelli tra Mirit e Smadar. Rapporti che è sempre difficile, ma non impossibile, ricucire. In fondo Karov la’ bait è un film sull’amicizia abilmente giocato anche sul capovolgimento nelle relazioni tra le due protagoniste con un coinvolgimento dello spettatore che è alla ricerca continua di una possibile verità. Un’opera arricchita dai fili sentimentali che irretiscono Mirit e Smadar e che si fanno rete di sguardi in una dimensione attoriale giocata sullo stesso registro del sottotono, perfettamente coerente con l’impianto del film e di cui va dato merito alle due attrici protagoniste.

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