"Pollicino: una favola crudele" di Olivier Dahan

Olivier Dahan costruisce un film su differenti piani, lasciando che la cronologia e la logica del racconto fantastico s'imbevano di suggestioni pittoriche e letterarie estranee al mondo di Perrault

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Capace di costruire un universo visivo originale, in equilibrio tra l'espressionismo cromatico e architettonico della vecchia Europa e l'astrattismo figurativo tipico del teatro e del cinema d'animazione asiatico, Pollicino è una favola per bambini piuttosto coraggiosa. Escluso la voce narrante introduttiva, elemento stra-abusato e ultra codificato per far calare lo spettatore all'interno della narrazione, il film di Olivier Dahan prende infatti le distanze sia dal racconto originale di Charles Perrault (che arricchisce inserendo un nuovo personaggio, la figlia dell'Orco Rose, e introducendo la variante della guerra, quale situazione assurda, cruentissima e totalmente ingiustificabile) sia dall'elaborazioni hollywoodiane, edulcorate e facilmente riconoscibili. Apertamente incline alla rielaborazione piuttosto che alla riproposizione di un patrimonio immaginifico e culturale ancora tutto da esplorare, Olivier Dahan costruisce un film su differenti piani, lasciando gradualmente che la cronologia e la logica del racconto fantastico s'imbevano di suggestioni pittoriche e letterarie estranee al mondo di Perrault. E se la sequenza iniziale della luna rievoca la visionarietà trasognante del cinema di Méliès ma anche le peripezie goliardiche de Il barone di Münchausen, le scenografie di Barthelemy non possono non suggerire rimandi a un certo cinema muto espressionista che, all'indomani della seconda Guerra Mondiale, aveva fatto delle sue geometrie il segno di un malessere generazionale. Certo Dahan non è Wiene, ma ciò non toglie che si è finalmente posato uno sguardo nuovo sulla letteratura per bambini.

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In fin dei conti tutte le favole sono sempre state crudeli, ma questo fattore di impietosità viene sempre trascurato dagli "oratori" occasionali in vista di una conclusione morale giusta in assoluto (ovvero con la punizione dei cattivi) che possa rassicurare l'infante di turno. Dahan invece non risparmia al piccolo spettatore nessuna violenza, pur lavorando per sottrazione e astrazione. Non si vedono le scene di battaglia, né i lupi che azzannano, né tanto meno l'Orco pugnalare o mangiare i propri figli. Si vedono però i campi di battaglia desolati, con i suoi morti ed i suoi feriti avvolti nelle nebbie: una composizione che ricorda i quadri di Goya, dove i soldati sono a terra tra la poltiglia di fango e i resti delle armature. Si vedono i salti cromatici, i rossi, i blu e neri invadere lo schermo, sottolineando la drammaticità di situazioni e di stati d'animo. Si vedono infine i genitori abbandonare inspiegabilmente per due volte i propri figli (e quale spettatore, adulto o bambino che sia, può tollerare l'osservazione di un simile gesto?). Questo Pollicino è in realtà la metafora di una crudeltà contemporanea che non riesce più a stare lontana dagli schermi: il terrore di una guerra annunciata, la paura dell'abbandono, la necessità di diventare presto adulti per non soccombere. A tutto ciò, Dahan aggiunge un altro elemento di contrasto: la musica Joe Hisaishi, che con le sue sonorità tipicamente asiatiche, immergono i personaggi in un'atmosfera da sogno, scarnificandole alla stregua di ombre di antiche marionette. Ma la stilizzazione non attenua l'effetto di realtà, tutt'altro: l'esaspera tragicamente.


 


Titolo originale: Le petit poucet
Regia: Olivier Dahan
Sceneggiatura: Olivier Dahan, Agnès Fustier-Dahan dal racconto di Charles Perrault
Fotografia: Alex Lamarque
Montaggio: Juliette Welfling
Musica: Joe Hisaishi
Scenografia: Michel Barthelemy
Costumi: Gigi Lepage
Interpreti: Nils Hugon (Pollicino), Romane Bohringer (la Madre), Pierre Berriau (il Padre) Elodie Bouchez (Moglie dell'Orco), Dominique Hulin (L'Orco), Samy Nacery (soldato con la gamba di ferro), Catherine Deneuve (la Regina), Hanna Berthaut (Rose)
Produzione: Chauve Souris, StudioCanal, France 3 Cinema
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 86'
Origine: Francia, 2001


 

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