Presentazione di "Marc Scialom: impasse du cinéma"
A Roma, alla Casa del Cinema, ore 18.30
Oggi alla Casa del Cinema di Roma verrà presentato alle 18.30 il volume Marc Scialom. Impasse du cinéma. Esilio, memoria utopia curato da Mila Lazic e Silvia Tarquini. Interverranno Giulio Ferroni, Jean-François Neplaz, Roberto Silvestri e Silvia Taquini. Prima, alle ore 17.00 sarà proiettato Lettre à la prison, un film Nouvelle Vague ritrovato nel 2008.
Il libro, in parte bilingue, edito da Artdigiland, restituisce alla storia del cinema la memoria storica e cinematografica del suo autore.
Nessuno dei quattro film di Scialom è ancora pubblicato in dvd, e, con Lettre à la prison, ci troviamo di fronte ad un film Nouvelle Vague ritrovato, girato con una camera prestata da Chris Marker e poi scomparso in un abisso ben preciso, personale e storico. Molti gli approcci e i collaboratori. Mila Lazic, co-curatrice del libro, intervista Scialom raccogliendo notizie sulle sue origini italiane e sui suoi inizi; Roberto Silvestri offre il background storico della sua biografia attraverso la storia del cinema militante nordafricano, e parla del corto La parole perdue come di un capolavoro; Dario Marchiori allarga a tutta la produzione letteraria e scientifica di Scialom il suo intervento sul film “dantesco” Exils e su La parole perdue; Alessandro Capata analizza il campo particolare del lavoro di Scialom come traduttore di Dante; i densissimi testi di Marc Scialom e Saad Chakali, rispettivamente, raccontano la straordinaria vicenda della lavorazione di Lettre à la prison e il “sentimento” dell’esilio e dell’oppressione postcolonialista e razzista del film; Federico Rossin ricontestualizza il linguaggio filmico di Lettre à la prison nell’ambito del cinema coevo; Silvia Tarquini, che oltre ad essere co-curatrice è direttore editoriale Artdigiland, si occupa soprattutto del nuovo film Nuit sur la mer, con interviste a Scialom e a sua figlia Chloé, co-sceneggiatrice del lavoro, e con un saggio sull’adozione da parte di Scialom della figura di Ulisse, l’errante, come archetipo in cui iscriversi per arrivare finalmente a parlare della propria matrice ebraica.