Protti: il futuro preoccupa

Nonostante i dati positivi
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“La elevata professionalità di tutti gli operatori e la qualità dell’offerta al pubblico hanno consentito allo spettacolo italiano di confermare le sue posizioni anche in una dura e lunga crisi economica che vede soccombere numerosi altri settori”.
Così il nuovo presidente dell’Agis, Paolo Protti, commenta i dati 2009 sullo spettacolo, resi noti dalla Siae.
“Inoltre – continua Protti – possiamo aggiungere, sulla base dei rilevamenti Cinetel, un altro dato positivo: nel primo semestre 2010 il cinema si avvia a segnare un incremento di presenze nelle sale non lontano dal 20%”.
“Potremmo dunque definirci moderatamente soddisfatti – aggiunge il presidente dell’Agis – se non avessimo ben presenti l’insufficienza del Fus (Fondo Unico dello Spettacolo) e gli ulteriori tagli annunciati per il 2011, che rischiano di precipitare il Fondo al livello più basso mai registrato dalla sua istituzione nel 1985. E a ciò va aggiunto l’endemico ritardo delle leggi di riforma, continuamente date come imminenti ma in realtà condizionate da un sistema lento e farraginoso, che rende difficilissimo il conseguimento di traguardi concreti. Con queste prospettive, non solo si rende problematica ogni ipotesi di programmazione, ma si mettono pienamente a rischio tutte le attività di spettacolo in Italia. Ed è bene tenere presente che mancanza di stanziamenti e regole obsolete significheranno meno produzione, meno incassi, meno diritti d’autore, meno occupazione”.
“Eppure – dice Paolo Protti – noi crediamo ancora possibile batterci perché ciò non accada. Chiediamo pertanto al governo, al Parlamento e a tutte le istituzioni nazionali e locali di investire sul futuro delle nostre attività, dandoci presto quanto sollecitiamo da tempo: norme efficaci e risorse sufficienti. Noi non ci battiamo per difendere rendite di posizione ma per ottenere finalmente una riforma complessiva del sistema spettacolo che ci consenta di esprimere le nostre notevoli potenzialità, nell’interesse delle nostre aziende e dell’intero Paese”.
“Ci rendiamo ben conto – conclude il presidente dell’Agis – che tutti sono chiamati a fare sacrifici. Ma vogliamo anche mettere bene in evidenza che la misura dei sacrifici richiesti a noi è tale da incidere assai poco sul fabbisogno complessivo, ma da risultare devastante per lo spettacolo italiano”.
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