RACCONTO di Viviana Stanzione

Ormai doveva avere più o meno una sessantina d'anni. L'immaginava quasi calvo, dalla carnagione scura che evidenziava i segni che il tempo aveva lasciato sul suo volto; gli occhi e i denti gialli, le mani rugose per il troppo lavoro ed emanava un forte odore di tabacco.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Questa era l'immagine che aveva di suo padre. Non lo aveva mai conosciuto, ma non si era sentita sola: i racconti della madre e il pensiero costantemente rivolto a lui glielo avevano fatto sentire più vicino di quanto sarebbe stato mai possibile. Ogni volta che si trovava di fronte ad una scelta, s'interrogava su cosa il padre avrebbe fatto o avrebbe pensato. Quando le accadeva qualsiasi cosa, s'immaginava mentre le raccontava a lui. Era un modo per sentirlo più vicino, per sentirsi più amata e soprattutto per dimenticare di essere stata abbandonata.


Il dolore di non aver trovato le risposte che cercava da piccola, la vergogna, quasi, di essersi sentita diversa dagli altri e i tanti momenti di angoscia erano stati cancellati da un amore incondizionato e gratuito verso un uomo che non conosceva, ma che le bastava sapere suo padre, un amore che le riempiva la vita, perché l'aiutava a vivere. Si sforzava di tener viva quest'immagine. E per aiutarsi in questo aveva deciso di dedicare almeno un quarto d'ora al giorno alla cura di questo strano rapporto. Di solito, tornando dal lavoro, si fermava a sedere su una panchina in un grazioso parco vicino casa sua. Qui era solita pensare al padre. Immaginava di incontrarlo, di chiacchierare con lui, di raccontargli le cose che aveva fatto durante il giorno; poi lo salutava e andava via. Era per lei un appuntamento fisso: stava lì, come ad aspettare qualcuno, e trascorreva il momento più bello della sua giornata.


Un pomeriggio, tornando dal lavoro, fu investita da una macchina. Un rumore sordo e poi più niente: solo il silenzio.

Quella sera, tuttavia, la panchina non restò vuota: vi era seduto un uomo. Avrà avuto più o meno una sessantina d'anni. Era quasi calvo, dalla carnagione scura che evidenziava i segni che il tempo aveva lasciato sul suo volto; gli occhi e i denti gialli, le mani rugose per il troppo lavoro ed emanava un forte odore di tabacco. Era come intento ad aspettare qualcuno…sembrava essere molto solo.

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