“La sofferenza nasce dall'impossibilità del nulla”, scriveva Emmanuel Levinas ne Il tempo e l'altro, e la stessa riflessione sembra essere, da sempre, al centro del meraviglioso racconto di immagini di Robert Zemeckis, cantore del tempo, del desiderio del corpo e del volto, dell'amore per la vita, nella vita, nell'idea d'infinito che ci attende tutti (summa del suo pensiero il capolavoro Contact)… Dopo Polar Express e La leggenda di Beowulf il regista americano è tornato dietro la macchina da presa per un altro viaggio nel tempo con A Christmas Carol (Il canto di Natale), prodotto dalla Disney (uscita mondiale novembre 2009); diretto con la tecnica della motion capture, come i due film precedenti, e tratto dall'omonimo racconto di Charles Dickens, il film, in

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terpretato da Jim Carrey (che sarà Ebenezer Scrooge e i tre spiriti, quello del Natale passato, presente e futuro), Gary Oldman, Robin Wright Penn e Bob Hoskins, si avvale di un cast tecnico eccezionale nel quale spiccano Alan Silvestri (musiche), Jeremiah O'Driscoll (montaggio) e Robert Presley (fotografia) suoi abituali collaboratori… Zemeckis ora, già, sempre per un cinema poeticopolico di impatto sublime nel suo progressivo “abbandonare la pelle in cui brillava nella sua nudità”, ma senza mai distogliere lo sguardo dal mondo.

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