"S.B. Io lo conoscevo bene" – Incontro con Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella


Dopo la proiezione speciale all’ultimo Festival di Roma, arriva nelle sale italiane il prossimo 5 febbraio, ad appena venti giorni dalle elezioni legislative, il documentario "S.B. Io lo conoscevo bene" di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, distribuito dalla nuova casa di distribuzione Intramovies. I due autori hanno presentato il loro film su Silvio Berlusconi alla Casa del Cinema di Roma scatenando un acceso dibattito da parte dei media intervenuti all'incontro

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Dopo la proiezione speciale all’ultimo Festival di Roma, arriva nelle sale italiane il prossimo 5 febbraio, ad appena venti giorni dalle elezioni legislative, il documentario "S.B. Io lo conoscevo bene" di Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, distribuito dalla nuova casa di distribuzione Intramovies. I due autori hanno presentato il loro film su Silvio Berlusconi alla Casa del Cinema di Roma scatenando un acceso dibattito da parte dei media intervenuti all'incontro.

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Avete avuto difficoltà a reallizare questo film, visto l'argomento che tratta? 
 
Giacomo Durzi: E’ stato sicuramente un film molto faticoso. La nostra decisione di portare in scena un punto di vista laico, freddo e il più distaccato possibile, cosi da permettere una sorta di sospensione di giudizio, ha richiesto un grande sforza intellettuale ma alla fine abbiamo realizzato quello che volevamo. La cosa più difficile è stato convincere le persone ad essere intervistate, quelle che avete visto sul video sono quelle più coraggiose. Abbiamo scelto principalmente delle personalità che aderissero al nostro progetto, che ci permettessero di denudare il rapporto umano e professionale che avevano con Berlusconi. Molti hanno rifiutato di incontrarci perchè non volevano essere ricordate come beneficiarie del rapporto con l'ex premier, o perchè non ritenevano conclusa l'esperienza del Cavaliere. Tra i nomi che ci avrebbe fatto piacere incontrare ci sono personalità come Urbani, Freccero e Mentana. Confalonieri e Dell'Utri neanche hanno risposto al nostro invito. 
 
 
E' vero che il film, nonostante il tema, si avvale lo stesso del finanziamento della regione Lazio? 
 
Giovanni Fasanella: La collaborazione con il Lazio è antecedente agli scandali che sono venuti fuori. Comunque il contributo statale è stata minima cosa ed è dovuto solo al fatto che quando si lavora sul territorio l'aiuto della film commission locale parte in automatico. Non credo nemmeno che in Regione l'abbiano visto. Il film, tengo a ricordarlo, è stato completamente finanziato da un produttore indipendente, come è giusto che sia.
 
 
Come è nata l'idea di voler intervistare solo ex sostenitori di Berlusconi?
 
Giacomo Durzi: Tutte le altre opere su questo tema non ci hanno mai convinto. Volevamo realizzare un'opera nuova, che esaminasse in modo più efficace il fenomeno Berlusconi. Abbiamo incontrato molti pregiudizi, sia da chi era stufa dell'ennesimo documentario su questo personaggio, sia da colleghi di sinistra che vedevano di cattivo occhio l'idea di sentire gli ex collaboratori di Berlusconi. Noi crediamo però che se c’è un male, questo va analizzato dal centro per capire come e perché si è generato.
 
Giovanni Fasanella: Il film è nato quando abbiamo cominciato a scorgere quella crisi interna al berlusconismo che poi è esplosa. Abbiamo deciso di escludere sia il punto di vista giudiziario che quello dei suoi nemici, perchè li ritenevamo già conosciuti. Il personaggio Berlusconi porta con sè due domande: Perché lui? e Perché l'Italia? Con questo film, fatto in questo modo, abbiamo provato ha dare una risposta: Lui è il prodotto degenerato di una storia politica malata.
 
 
Ma veramente pensate che si può parlare di Berlusconi senza citare i processi?
 
Giovanni Fasanella: Assolutamente.Perché dobbiamo raccontare solo quel punto di vista? Ognuno deve scegliere il punto di vista che vuole nel raccontare una storia e noi avevamo semplicemente un intento storico-politico. Con tutto il rispetto, non credo che fosse efficace per raccontare la storia di Berlusconi andare per forza ad intervistare Travaglio o Santoro. Non perchè questi non abbiamo idee interessanti o condivisibili, ma solo perchè le conosciamo già. Noi rivendichiamo, dunque, questo punto di vista diverso.
 
 
Il film è pieno di spunti, come quello dell'intervento dell'alta finanza italiana nell'ascesa di Berlusconi. E' stato difficile a livello narrativo creare una storia unitaria.
 
Giacomo Durzi: E' stato molto difficile soprattutto nel raccontare quell'episodio che è stato appena citato. Il nostro secondo capitolo, quello della discesa in campo, poteva essere tranquillamente un film a parte. Il nostro scopo però era limitarsi a raccontare una storia umana. L'intervento di personaggi come Agnelli o Tronchetti Provera nelle operazioni di convincimento per l'entrata politica di Berlusconi era un corpo a sé. Noi lo abbiamo ristretto ad una sola breve parentesi perchè ci sembrava adatta per arrivare poi alle critiche finali.
 
Giovanni Fasanella: E' divertente che in tutte le agiografie di Agnelli che sono state fatte in questi giorni nessuno ha ricordato che lui è stato uno dei più impegnati a mettere in sella Berlusconi. Agnelli come altri, era parte di quegli ambienti anti-comunisti che dopo aver per anni combattuto una guerra non ortodossa, hanno avuto paura di non avere più una rappresentanza politica e hanno consegnato il paese nella mani di Berlusconi.
 
 
Come sono state fatte le interviste? Erano ben strutturate o erano dei flussi di coscienza? 
 
Giacomo Durzi: Le interviste sono state molto lunghe e molto faticose, sia per noi che per gli intervistati. Tutte le nostre converesazioni erano ben costruite, e nonostante fossero in molti casi emotivamente importanti, penso a quella fatta a Vittorio Dotti, sono sempre state guidate. Non siamo andati a caso perchè conoscevamo la storia e il pensiero delle personalità che abbiamo incontrato e sapevamo bene che potevamo costruire insieme un ragionamento.
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