SERIE TV – Chi ha ucciso Rosie Larsen?
Tre punti di vista per THE KILLING, storia dai risvolti torbidi che si ingrigiscono progressivamente durante la narrazione. Oltre ai personaggi, vi è infatti anche uno sguardo sofferto sulla reazione della famiglia della giovane uccisa. Comprimaria di lusso, ma che si erge nella sua cupa modernità, è proprio Vancouver, luogo dal magnetismo ancestrale che regala alla vicenda un fascino piacente e morboso, complice un clima spesso burrascoso che ben si adatta al tono della serie
E' una domanda dalle reminescenze lynchiane che introduce alla visione di The Killing, nuova serie prodotta da AMC, e remake di un'omonima produzione danese del 2007, conclusasi dopo una sola stagione. E non è certo un segreto che le atmosfere si ispirino fortemente, almeno nella parte inziale, a un culto del piccolo schermo come Twin Peaks. Anche in questo caso ci troviamo infatti dinanzi al misterioso omicidio di una ragazza, trovata annegata in una macchina affondata in un lago in quel di Vancouver. Alle indagini, affidate alla sezione omicidi, prendono parte la detective Sarah Linden (prossima al trasferimento per motivi coniugali) e Stephen Holder, il nuovo arrivato cui spettava proprio il compito di sostituire la collega in partenza. Nel caso finisce invischiata, suo malgrado, anche la carriera politica del candidato sindaco Darren Richmond, che proprio nel recente passato subì una similare perdita.
Tre punti di vista per questa storia dai risvolti torbidi che si ingrigiscono progressivamente durante la narrazione. Oltre ai sovracitati personaggi, vi è infatti anche uno sguardo sofferto sulla reazione della famiglia della giovane uccisa, ampliando così i vari spunti interpretativi che la trama non aspetta a svelarci, sin dalle prime puntate. E se la tensione si tiene saggiamente sotterranea per larghi tratti, salvo poi esplodere in scene madri dal'impatto devastante, è il sentore malsano di segreti incoffessabili, nascosti in silenzi inquietanti, che rapisce lo spettatore spingendolo, insieme ai protagonisti, alla ricerca di una verità ostica da accettare ma che fonda le sue basi nell'orrore realistico della normalità. La portanza della singola puntata si avvale così di diverse sfaccettature che riescono a raccontare un plot in teoria esile, che basterebbe soltanto per una breve "missione" di CSI & Co. , in una struttura complessa, con diramazioni interessanti che si dipanano sia nell'abusato ambiente scolastico che negli intrighi politici, determinando molteplici spunti d'interesse a venire.
Nota di merito anche per la caratterizzazione, e rispettive interpretazioni, dei protagonisti. Figure lontane dai classici stereotipi dei serial più mainstream, e che vivono di chiaroscuri e percorsi interiori problematici, a cominciare dalla coppia di
Comprimaria di lusso, ma che si erge nella sua cupa modernità, è proprio Vancouver, luogo dal magnetismo ancestrale che regala alla vicenda un fascino piacente e morboso, complice un clima spesso burrascoso che ben si adatta al tono della serie. Ad accompagnare la città e i suoi protagonisti non poteva d'altronde mancare una colonna sonora, spesso volutamente nascosta dai rumori di sottofondo, ma capace in poche sequenze di intingere le atmosfere di una dolorosa malinconia che, se non riporta propriamente a galla l'avvinghiante magia di Twin Peaks, è in grado di offrire diverse soddisfazioni ai fan della suddetta, e non solo.