SETTEMBRE di Valentina Avenia

Arrivò anche quell'anno… puntuale… non subì ritardi. Il traffico dell'ora di punta non arrestò la sua corsa, le macchine in doppia fila non ostacolarono il suo percorso, i pedoni attraversarono… d'improvviso il semaforo si fece verde. Dalla mia finestra vedevo il mare, quella piccola insenatura con gli anni era diventata indispensabile, fonte di vita.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Mi alzai come ogni mattina con la speranza di sentire l'odore del caffè, quel profumo di chi prima di te ha aperto gli occhi e si aggira per la casa ripetendo consuetamente gli stessi movimenti. E fu così. Coccolata dalle mie abitudini e malinconica di essere legata solo ad esse poggiai i piedi sul tappeto soffice color champagne che avvolgeva il pavimento della mia stanza e mi guardai allo specchio. Le imposte della finestra all'improvviso si scontrarono bruscamente, mi voltai di scatto e lo vidi. Era lì come tutte le volte, avvolto nel suo mantello di foglie, fresco come l'aria, spettinato dal vento. Mi guardava con tenerezza, il suo sguardo mi attraversò indisturbato, ero pronta eppure così insicura, un nuovo anno stava cominciando e lui era tornato. Soffocata dal caldo avevo aspettato con ansia il suo arrivo e ora che era venuto a prendermi non ricordavo più di aver invocato il suo aiuto.


Gli chiesi di aspettare qualche minuto perché preparassi una piccola borsa da portare con me, ma Lisa entrò violentemente sbattendo la porta: "Signora si affretti, la colazione è in tavola e Marta vuole uscire!"  Non si era accorta di niente, continuava a smuovere le coperte e ad urtare qualsiasi mobile entrasse in contatto con la sua fisicità così corpulenta.


Allora mi voltai e sperai ancora una volta d'incontrare il suo sguardo rassicurante, ma stavolta lui non mi guardò. Feci uscire subito dalla stanza Lisa che rimase a guardarmi attonita mentre indossavo la vestaglia e scendevo velocemente le scale a piedi nudi. Continuavo a chiedermi come avrebbe potuto capirmi, come avrebbe potuto comprendere l'inadeguatezza di quel gesto? Marta mi aspettava scodinzolando allegramente davanti all'uscio. Presi il guinzaglio e le brillarono gli occhi: finalmente fuori! Aprendo la porta mi accorsi di essere scalza, feci per rientrare e lui era lì, ancora lì. Lo vidi attraverso i rami di bambù, mi stava ancora aspettando…mi brillarono gli occhi. Marta tirava forte, mi costrinse ad uscire senza scarpe e mentre correvo appoggiando i piedi sul prato ancora umido lo vedevo osservarmi e questo mi piaceva. Tutta la strada della passeggiata mattutina improvvisamente cambiò colori e le persone che mi passavano accanto non erano altro che foglie sbiadite dalla pioggia, l'aria era cambiata, il suo odore mi pervadeva l'anima e la terra bagnata sotto i piedi profumava di vita, di uomo. I capelli volteggiavano come rondini e niente di tutto quello che era stato prima ora era. Lui era tornato e aveva portato con se i pensieri dolci e ingenui dell'autunno, le giornate profumate di rugiada, il pigiama rosa delle bimbe dopo il bagno, l'odore di talco prima di cena, i brividi della sera…Camminavo sicura, certa che al mio ritorno lo avrei trovato ancora lì tra i rami di bambù, in quel deserto che era la mia casa, in quella solitudine che è la mia vita.

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