SOL LEVANTE: Mazinkaiser

Ritorna l'angolo dedicato alle meraviglie animate del lontano Giappone: questo mese ampio spazio al mito robotico dei Mazinga, attraverso l'anteprima della nuova miniserie che ne ha rinverdito i fasti e che è già attesissima da molti fan italiani

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La città è squassata dalle esplosioni e dai danni provocati dall'armata dei mostri meccanici orgoglio del dr. Inferno: nulla sembra essere in grado di opporsi ai giganti d'acciaio che intendono schiacciare l'umanità. Ad un tratto un oggetto fende l'aria scagliandosi a tutta velocità contro i nemici: è un Pugno a Razzo, appendice di uno fra i più celebri eroi meccanici di tutti i tempi, Mazinga Z, il robot baluardo della giustizia, subito affiancato dal suo non meno amato partner, il Grande Mazinga.

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Questi gli avvenimenti iniziali e lo spirito che ci introducono al primo episodio della nuova miniserie animata giapponese dedicata ai due robot più famosi della storia. Un piccolo serial prodotto dalla Dynamic Planning (la società fondata dai fratelli di Go Nagai, artefice del fumetto originario), in ossequio alla moderna moda dei remake di serie classiche, e a un personaggio (quello di Mazinga Z) che nel 2002 ha festeggiato i trent'anni di vita. La serie, composta da 7 episodi realizzati esclusivamente per il mercato dell'Home Video, segue i tentativi, baciati da grande consenso popolare, di rinarrare le avventure dei robot di Go Nagai adattandole ai ritmi e a un pubblico del terzo millennio. In particolare, precursore di questa operazione è stato il vecchio Getta Robot (noto in Italia anche come Space Robot), la cui mitologia è stata letteralmente reinventata nel miniserial Getter Robot – The Last Day (da noi disponibile su cassette Dynamic Italia), cui ha fatto poi seguito l'altro esperimento di ShinGetter robot contro NeoGetter Robot. Le due serie differiscono tra loro sostanzialmente per l'approccio scelto alla materia, essendo poi il cast tecnico pressoché uguale: in The Last Day, infatti, la mitologia del robot è stata completamente rifondata partendo da zero e ignorando del tutto gli sviluppi e i presupposti della vecchia serie televisiva del 1974. Nel secondo esperimento, invece, gli spettatori hanno potuto assistere a un vero e proprio remake delle avventure classiche, con nuove animazioni e design.


Mazinkaiser si situa esattamente sul solco tracciato da quest'ultima miniserie, poiché ripropone la storia originale, inserendo però i due Mazinga sullo stesso campo di battaglia (in origine i due si avvicendavano e combattevano contro due diversi nemici). Quindi stavolta i due titani affrontano entrambi il dr. Inferno, lo scienziato malvagio che brama di conquistare il mondo con i suoi mostri meccanici, eredità degli antichi micenei che avevano raggiunto livelli tecnologici altissimi. Di realmente nuovo c'è l'eponimo robot, Mazinkaiser appunto, costruito a partire dal progetto originario da cui erano stati sviluppati i due Mazinga e che fa la sua comparsa alla fine del primo episodio, per diventare, dal secondo, protagonista assoluto (Mazinga Z infatti viene distrutto – proprio come alla fine della serie tv – e il Grande Mazinga viene prepensionato, anche se torna nel finale).


A dirla tutta la prima apparizione assoluta del nuovo robot si era già avuta nel minifilm La grande guerra di tutti i robot Dynamic, un corto celebrativo realizzato per il venticinquennale della nascita di Dynamic Planning (distribuito in appendice alle cassette di ShinGetter contro NeoGetter). In esso viene parafrasato il celebre finale della serie di Mazinga Z, dove l'eroico robot, attaccato da nuovi e più potenti mostri nemici, sembrava soccombere e veniva poi salvato, con grande sorpresa degli spettatori, dal Grande Mazinga, che veniva così a sostituirlo dando il via alla "sua" serie. Nel minifilm, invece, Mazinga Z viene salvato dal Grande Mazinga e da tutti i robot di Go Nagai, come Venus Alpha, Jeeg, Groizer X, Goldrake, lo ShinGetter Robot, Getta Robot G e, buon ultimo, Mazinkaiser.


La nuova serie, diretta da Jun Kawagoe, ha sempre per protagonisti l'eroico Koji Kabuto (pilota di Mazinga Z e Mazinkaiser), la sua amica/rivale/potenziale fidanzata Sayaka Yumi, il piccolo Shiro e il "bullo" Boss con il suo omonimo robot pasticcione, tutti asserragliati nell'istituto di ricerca per l'energia fotoatomica posto alle pendici del Monte Fuji, mentre fra i cattivi ritroviamo lo straordinario Barone Ashura, ermafrodito (il suo volto è per metà maschile e per metà femminile) che guida le schiere dei mostri meccanici. Il sapore che trasmette la visione è quello di un 'ritorno al passato' che rinnova l'emozione per una storia mai noiosa, sebbene basata sul meccanismo reiterativo dello scontro fra i buoni e i cattivi, con gran dispendio di Raggi Fotonici e armi varie, sempre urlate a squarciagola dai protagonisti durante la battaglia, secondo l'usanza tipicamente orientale di infondere l'energia vitale nelle proprie appendici meccaniche, quasi a volerle considerare una parte del corpo. L'animazione è ovviamente molto spettacolare, e la narrazione, in ossequio ai fumetti originari di Go Nagai (autore notoriamente provocatorio ed "eccessivo") e alla libertà concessa a un prodotto non destinato al pubblico televisivo, trasforma personaggi umani e artificiali, rendendoli protagonisti di una barocca girandola di situazioni estreme, dove i robot possono sanguinare in un tripudio di effetti splatter e i toni della narrazione diventano esagitati sino al parossismo, così come i comportamenti dei protagonisti, che però non perdono mai le loro caratteristiche essenziali. In questo modo si perde comunque un po' del fascino presente nei serial d'epoca, dove i quotidiani litigi fra Koji e Sayaka ossequiavano i tempi delle commedie sofisticate americane in stile Howard Hawks e anche i combattimenti dei robot si offrivano saltuariamente a inusitati momenti di attesa e silenzi che sembravano mutuati dai modelli del western (soprattutto quello italiano che all'epoca era gettonatissimo in Giappone). Un inevitabile pedaggio che bisogna pagare allo scorrere dei tempi e ai ritmi frenetici che sempre più caratterizzano le società dell'era globalizzata. Comunque queste nuove avventure potranno anche fornire il pretesto alle nuove generazioni per riscoprire quei cartoni animati che tanto hanno dato ai loro precursori in termini di emozioni (e che in Italia restano a tutt'oggi inediti in Home Video e risultano mancanti dagli schermi televisivi da più di un lustro).


In Italia Mazinkaiser è stato annunciato dalla bolognese Dynamic Italia (ma i tempi si prospettano molto lunghi), anche se a breve dovrebbe essere disponibile un'edizione DVD con sottotitoli italiani da parte di una nuova del settore, la Daito Anime.


GO NAGAI, MAZINGA E L'EPOPEA ROBOTICA


Anche a chi conosce solo superficialmente il mondo dell'animazione giapponese il nome di Go Nagai dovrebbe essere familiare; quantomeno gli saranno noti i robot creati dall'autore negli anni Settanta: Mazinga Z, il Grande Mazinga, Ufo Robot Goldrake (che in italia, nel 1978, diede il via all'invasione dei cartoni animati nipponici), Jeeg robot d'acciaio, le varie versioni di Getta Robot, Groizer X eccetera. L'idea di base, che ha creato un vero e proprio filone con tanto di sottogeneri e derivazioni anche fantasy, venne all'autore durante un ingorgo automobilistico. Chiedendosi quanto bello sarebbe stato se da un auto fossero uscite gambe e braccia per districarsi dall'abbraccio soffocante delle vetture, Nagai gettò le basi per la sua fortuna. L'autore, all'epoca impegnato nel suo celebre capolavoro fumettistico Devilman, ha comunque sempre considerato i suoi robot come delle opere minori rispetto alle tematiche horror ed erotiche sviluppate in altri fumetti, anche se certamente sono fra quelle che hanno reso più pervicace il suo mito (in Italia attualmente al centro di un forte revival).


Grossa parte del merito, comunque, deve andare anche ai mai troppo lodati membri dello staff di sceneggiatori e animatori della Toei Animation che, partendo dai fumetti di Go Nagai e operando spesso dei significativi cambiamenti rispetto al dettato originario, hanno creato le varie serie, smussando le asperità del testo, ammorbidendo i toni spesso troppo demenziali e creando in moltissimi casi dei piccoli capolavori di pathos e ritmo. In Italia i fumetti di Nagai sono parzialmente inediti, così come parte delle serie tv, per cui possono risultare ostici i paragoni fra le due forme espressive. Ugualmente è possibile ritrovare nelle serie animate un gusto tipicamente nagaiano per le capacità primarie dell'animo umano, capace di estrinsecarsi attraverso il robot. Nel riflettere l'annosa questione giapponese del legame e della reciproca influenza fra l'uomo e la macchina, infatti, poco importa a Nagai la verosimiglianza: anzi Mazinga e gli altri cugini metallici (che, per inciso, operano nello stesso universo narrativo) spesso hanno comportamenti sin troppo umani e i piloti avvertono sulla loro pelle i colpi ricevuti dal robot. Il legame insomma è quasi simbiotico e il gigante meccanico diviene quasi un semplice esoscheletro il cui compito è farsi guidare dalla mente umana per esprimere l'energia interiore del pilota e il suo legame con gli elementi del creato.

Non a caso il tema naturista ed elementale in queste storie è ricorrente: Mazinga prima di ogni battaglia fuoriesce (nasce?) dall'acqua, il metallo che lo rende indistruttibile viene dalle viscere del vulcano Fuji, e ben presto le varie migliorie gli consentono di dominare anche sotto l'acqua e nel cielo. Un abbozzo di filosofia new age che Nagai ha poi estrinsecato nell'eccellente fumetto-remake MazinSaga, dove Mazinga Z diviene "l'armatura di Dio" e la coordinazione col pilota passa attraverso l'allineamento spirituale con i chakra, i punti che controllano il Ki, cioè l'energia interiore. Di fronte a un tale potere, però, è lecita anche una riflessione sulla responsabilità dell'uomo cui è donata questa arma e così, già nel primo episodio televisivo di Mazinga Z si precisa come il robot possa essere un dio o un demonio (il nome "Mazinga" questo vuol dire in fondo, e il design dantescamemente luciferino del nuovo Mazinkaiser non fa che ribadirlo) e che a guidare la sua mano dev'essere una mente motivata da nobili intenti. Quindi per Koji e gli altri piloti nagaiani la sfida della lotta è anche un'occasione di crescita e lo scontro con i mostri nemici è l'allegoria esplicita di uno scontro interiore fra la responsabilità (il Mazinga saggiamente amministrato) e la sregolatezza (il mostro che si autogoverna) che non può produrre altro che distruzione e sterminio: non a caso nelle prime avventure Koji non sa governare il robot, e i danni che produce stanno lì a ribadire la tematica di Nagai.

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