TORINO 25 – "Noise", di Matthew Saville (Concorso)

Il film di chiusura del festival è un thriller imploso, una pellicola onirica e sospesa in notti interminabili di veglia passate ad ascoltare i deliri dei pazzi in una roulotte per le deposizioni dei testimoni volontari, come una via tutta australiana al genere, condotta dall’ennesimo personaggio-detective con problemi uditivi del cinema degli ultimi anni. (Video)

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Il Torino Film Festival si chiude con un tinnito: un ronzio continuo percepito nelle orecchie, un fischio crescente che copre e oscura tutti gli altri suoni e rumori – è il disturbo uditivo di cui soffre Graham McGahan, il poliziotto protagonista del film d’esordio dell’australiano Matthew Saville. La sua malattia non gli impedisce di diventare il confidente di tutta una serie di strani personaggi che transitano, preferibilmente di notte, per la roulotte adibita alle deposizioni dei testimoni volontari che vogliono fare chiarezza su di un terribile omicidio avvenuto nel quartiere. E così, Graham si trasforma nell’interlocutore preferito di tutta un’umanità disagiata di provincia: ubriaconi, ritardati mentali, disadattati violenti, la donna perseguitata dal killer che ha scoperto gli omicidi nella metro, i suoi bizzarri colleghi di incarico (l’agente John Smith che non riesce a capire cosa abbia di così divertente il suo nome, l’agente donna che va a lavorare in rollerblades) – in questo modo, Saville trasforma quello che in partenza pare un thriller violento e serrato, in una strana pellicola onirica e sospesa in notti interminabili di veglia passate ad ascoltare i deliri dei pazzi, come fosse una via tutta australiana al genere, condotta con piglio piuttosto meditabondo: gli è d’aiuto una fotografia ‘d’atmosfera’ particolarmente suggestiva a firma di Lazlo Baranyai, e l’interpretazione convincente di Brendan Cowell nel ruolo del protagonista, ennesimo personaggio-detective con problemi uditivi del cinema degli ultimi anni, dallo Stallone di Cop Land di James Mangold sino a Tim Robbins nell’omonimo Noise di Henry Bean visto alla Festa di Roma – passando per Gil Grissom in CSI…ecco, la pecca maggiore del film di Matthew Saville è forse nel non riuscire, prima di una sequenza finale da applausi (una delle rarissime sparatorie viste a Torino 25, nonché forse l’unico elicottero in scena di tutta la programmazione del Festival…), a sfruttare al massimo l’handicap del suo protagonista, lasciandolo lì come disturbo annunciato, fischio acuto che in alcune sequenze frastorna anche l’udito dello spettatore, fastidio insostenibile che l’agente McGahan tenta di sopprimere alzando al volume più alto tutti gli apparecchi elettronici che ha in casa, sedendosi poi a godersi il rumore in poltrona. Resta una sequenza d’apertura notevole – un incubo di cadaveri crivellati in metropolitana davvero efficace, e l’entrata in scena di una coppia di investigatori anch’essa ‘singolare’, col bellissimo personaggio dell’agente dal labbro leporino interpretato da Fiona MacLeod, anch’essi però alla fine sfruttati troppo poco dal film.   

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Matthew Saville al Torino Film Festival, dopo la proiezione di Noise:

 

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