"Tre giorni d'anarchia" di VIto Zagarrio

E' nel gioco di sovrapposizioni che il film riesce, lì dove il proprio del mezzo filmico fa la sua parte, confondendo il racconto storico a quello visionario del cinema. Quando, cioè, dimentica l'esigenza didascalica di narrare ciò che è successo e si abbandona ad un sogno davvero anarchico.

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Tre giorni di anarchia è in tutto un film italiano: racconta in uno stile riconoscibilissimo, quello che appartiene a certo cinema nostrano "impegnato", una pagina altrettanto nota della storia di questo Paese. I giorni che seguirono l'armistizio del 1943 fino a quelli che portarono alla costituzione di un "ordine nuovo", diverso purtroppo da quello che gli italiani di allora avrebbero potuto immaginare. E che immagina Peppino (Enrico Lo Verso)  quando a occhi aperti sogna la fine diversa di una storia che è personale e collettiva, che appartiene ad una famiglia e insieme ad una intera nazione. Una storia reale e una inventata dal cinema che altro non è, in un gioco di interminabili rimandi, se non il sogno che lo ha alimentato e che ha contribuito, esso stesso, ad alimentare. Con i suoi personaggi pronti ad uscire fuori dal lenzuolo bianco su cui vengono proiettati per sovrapporsi alle figure del folklore popolare e religioso che costituiscono la memoria condivisa di una comunità, in questo caso quella di un piccolo paese siciliano. Personaggi di un film che diventano eroi della storia, se la storia si scrive anche attraverso il cinema. Cosicché i contadini a cavallo che vogliono occupare, in un sogno anche questo di giustizia ed equità, le terre che da generazioni lavorano e che devono per questo appartenergli, sono gli eroi di un film western alla conquista dell'Ovest, sono la Madonna a cavallo che attorno all'anno mille, si racconta, salvò, apparendo al nemico, un intero esercito di cristiani. E' in questo gioco di sovrapposizioni che il film riesce, lì dove il proprio del mezzo filmico fa la sua parte, confondendo il racconto storico a quello visionario del cinema. Quando, cioè, dimentica l'esigenza didascalica di narrare ciò che è successo e si abbandona ad un sogno davvero anarchico. Che dura poco però, e si dissolve velocemente in un racconto che fa proprie certe figure, consegnate, anche queste, troppo presto al folklore dell'Italia liberata, che abbiamo tutti già visto. Comprese quelle del fascista che poi tanto cattivo non è e del comunista accecato dall'odio, disposto a far propri i comportamenti scellerati e violenti del nemico che ha combattuto. Figure che certo dibattito storico degli ultimi anni ci ha "regalato".         

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Regia: Vito Zagarrio


Interpreti: Enrico Lo Verso, Tiziana Lodato, Marica Coco, Salvatore Lazzaro


Distribuzione: Thule Film


Durata: 100'


Origine: Italia, 2004

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