"Un amore sotto l'albero", di Chazz Palminteri

Retorico, patetico, melenso, ruffiano: pulsioni di rigetto che però non compromettono la delicata e onesta direzione aurorale. L'onestà di Palminteri è proprio nel triplice obbligo dello scambio: donare, ricevere e rendere. Evitando la parodia e lo sberleffo. Lo scarto tra l'utopia di un giorno su 365 e la realtà nefasta è una voragine di un attimo.

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L'incomprensibile estremismo del bene: si fa fatica a legare la parola "estremo" al bene, quasi che la bontà sia diventata banale, o abbia perso la forza e la capacità di coinvolgere e interessare. Palminteri, sotto l'albero, ritrova il (per)dono assurdo e antibiologico, oggi più che mai. Gandhi e Mandela, esempi lampanti di follia antibiologica, hanno usato il perdono come stile di governo. Troppo umani. Il bene estremo corrisponde probabilmente al perdono estremo. Forza e debolezza, coraggioso e codardo, oggi sono gli opposti dominanti della legge "preventiva". Il perdono non è solo una forma di riconoscimento del più forte, una sorte di liturgizzazione della sconfitta: il perdono è anche comprensione delle debolezze proprie e dell'altro. È pur sempre un "piccolo" film confezionato per le feste? Retorico, patetico, melenso, ruffiano: pulsioni di rigetto fisiologicamente esperite che però non compromettono totalmente la delicata e onesta direzione aurorale. L'esordio alla regia per l'attore di Pallottole su Broadway, I soliti sospetti o Diabolique, è certamente lontano dal luminare Babbo bastardo, che dall'alto domina la società dei doni e quella delle merci; ma non è neanche "liquidabile" come Love Actually di Richard Curtis, irritante baraccone del Natale scorso. Del resto, affinità nell'intreccio narrativo, con quest'ultimo film, sono inevitabilmente scontate: più vite s'incrociano nella notte della vigilia, e l'effetto è naturalmente consolatorio e liberatorio. Rose (Susan Sarandon) è una che non riesce a godersi la vita. È legata alla mamma immobile per una malattia degenerativa. Una coppia d'innamorati (Penelope Cruz e Paul Walker) fa i conti con la gelosia patologica di lui. Un giovane disadattato vorrebbe tanto ritornare all'infanzia negata e ormai lontana, trascorrendo il Natale all'ospedale; proprio come quando aveva quattordici anni e per un pugno rifilato dal patrigno passò la notte a banchettare con infermieri mascherati. Intorno ruotano altri personaggi misteriosi e magicamente catartici. Il Natale è la celebrazione di un'utopia, la sacralizzazione di un modello normativo che non giustifica la diversità. L'onestà di Palminteri (sapiente anche nelle scelte tecniche) è insita proprio nel triplice obbligo dello scambio: donare, ricevere e rendere. È insita evitando la parodia e lo sberleffo sistematicamente propinati sull'argomento. Comunione con il gruppo, appartenere ad una comunità, rifiuto dell'isolamento e della solitudine. Lo scarto tra l'utopia di un giorno su 365 e la realtà nefasta è una voragine per un attimo (il tempo di accendere le luci in sala) ricoperta di neve "ingenuamente" spontanea, naturale…

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Titolo originale: Noel
Regia: Chazz Palminteri
Interpreti: Penelope Cruz, Susan Sarandon, Paul Walker, Robin Williams, Alan Arkin, Marcus Thomas
Distribuzione: Medusa
Durata: 96'
Origine: USA, 2004


 


            

 

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