VENEZIA 61 – "Colpo di stato", di Luciano Salce (Italian kings of the B's)

Se per "Orgasmo" di Lenzi facevamo i nomi del cukoriano "Angoscia", dell'hitchcockiano "Notorious" e dell'aldrichiano "Che fine ha fatto Baby Jane?" nel caso di questo titolo assolutamente da recuperare nella (fanta?)politica italica, bisognerebbe fare i nomi del Kubrick di "Dottor Stranamore…" e del Pasolini di "Comizi d'amore". Magie dei B movies…

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Se per "Orgasmo" di Lenzi facevamo addirittura i nomi del cukoriano "Angoscia", dell'hitchcockiano "Notorious" e dell'aldrichiano "Che fine ha fatto Baby Jane?" nel caso di questo titolo assolutamente da recuperare nella (fanta)politica italica, bisognerebbe fare i nomi del Kubrick di "Dottor Stranamore…" (l'ossessione per il pericolo dell'atomica e la magnifica scenografia di Ken Adam per la sala da guerra del Pentagono qui ripresa dal nerviano palazzetto dello sport romano che ospita la diavoleria Usa conta-voti) e richiamarsi curiosamente al documentaristico cinema-verità pasoliniano di "Comizi d'amore" quando le indagini vengono condotte dallo stesso Salce, che come in altri suoi (e altrui) film attorialeggia con vanesia, melliflua concretezza. L'amarezza striscia insidiosa e mordace sotto il fuoco di fila satirico tutto frizzi e lazzi e non perdona in quest'apologo isolato del cinema italiano e il coro lirico che spinge l'ironia patriottica ancora più oltre lo schermo (anticipando anche Allen e il coro greco diviso tra Taormina e New York di La dea dell'amore) è solo uno dei tanti segni di cultura bassa e alta che Salce dissemina sperimentando sullo spettatore-cavia nuovi modi per far riflettere ridendo a pieni polmoni. Tra le scene memorabili l'inquietante rifiuto dei politici comunisti di salire al potere, basato su un'illogicità "politicamente ineccepibile". Ma non occorre la sua presenza a questa 61esima Mostra per rivalutarne la preziosità: l'inattaccabile certificato di garanzia di qualità questo prodotto filmico l'ebbe proprio ai tempi della sua uscita quando, in pieno Sessantotto, rimase incompreso, fu accusato di qualunquismo, liquidato da Filippo Sacchi così "Salce spreca metà buona del primo tempo per darci una beffa stereotipata e fasulla del clima elettorale" e soprattutto, a suggello supremo, tenuto a sdegnosa distanza sia dalla sinistra che dalla destra.

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