VENEZIA 62 – "El viento", di Eduardo Mignogna (Giornate degli Autori)

"El viento" è la corrente, fredda e gelida della Patagonia, che distende i dolori del passato. Una memoria carica di un peso troppo grande da sopportare. Una storia di sentimenti antichi narrata con sapiente bravura e delicata passione.

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Esiste un America Latina che ancora sa raccontare con semplicità e rara intensità le storie del nostro tempo. Un grande paese che sa ancora guardare negli occhi e nell'anima il proprio popolo, e raccontarcene con autenticità e tormento la storia. In questo film argentino di Eduardo Mignogna, scoperto a livello internazionale per Sol de Otono nel 1996, l'improvvisa scomparsa di un genitore, e allo stesso tempo di una figlia, è il dolore che permette a due esistenze di ritornare in contatto. Frank, il nonno contadino in un villaggio sperduto dell'estremo sud argentino, e Alina, la nipote dottoressa nella capitale. Lontani, distanti, ma uniti dalla mancanza improvvisa della persona che entrambi, a modo loro, amavano. Ognuno nasconde con se un segreto che inevitabilmente lì porterà a ritrovarsi.

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El viento è un opera decisamente fuori dai soliti clichè di un cinema dei sentimenti, ormai tritato e ricomposto senza nessun tipo di considerazione, possiede, invece, la capacità, rara purtroppo, di sapere convogliare nelle storie dei singoli protagonisti non solo il loro passato lontano, ma la storia, la memoria di una terra antica che riesce ancora a parlarci delle sue passioni.


Un film ben scritto e ottimamente interpretato, sorretto da una sceneggiatura che non lascia nulla al caso. Il vecchio Frank che decide di allontanarsi dalla sua fattoria per portare la notizia della morte della figlia alla nipote è un personaggio fortemente anticonvenzionale, un gaucho solitario, un messaggero e un saggio allo stesso tempo, che  sente però dentro di sé di dover espiare una vecchia colpa. In una Buenos Aires caotica e distratta, così distante dalla desolata brughiera del sud, Frank troverà la forza di raccontare alla nipote la colpa che ormai da troppo tempo l'opprime.


La  semplicità è la forza di questo racconto, una storia familiare in perfetto equilibrio tra passato e presente, in quel crocevia generazionale in cui il peso della memoria è l'architrave tra i sentimenti antichi e le passioni moderne.

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