VENEZIA 66 – "Je suis hereux que ma mere soit vivant", di Claude e Nathan Miller (Giornate degli autori)

je suis hereux di claude e nathan miller
Dramma edipico tra madre e figlio, fatto di sottrazioni e improvvise fratture violente, dove il ricongiungimento finale riesce a compiersi solo attraverso un abbandono rassenerato alla sofferenza, il film diretto da Claude Miller e il figlio Nathan recupera con tonalità cupe, malinconiche e morbose, la tradizione francese del racconto di formazione

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je suis hereux que ma mere soit vivanteIl piccolo Thomas ha ricordi sparsi della madre che l'ha abbandonato. Un dolore ossessivo e inconciliabile che gli impedisce, ancora bambino, di vivere con gioia nel nucleo famigliare che l'ha adottato. Nel corso di tutta l'adolescenza la sua vita diventa quindi una continua ricerca senza tregua della donna che anni prima ha abbandonato lui e il fratello minore Patrick. Una volta ritrovata, inizia  a frequentarla e a entrare intensamente nella sua vita, finchè la rabbia repressa sfocerà in un atto terribile e allo stesso tempo sorprendentemente risolutivo. Tratto da una storia vera, Je suis hereux que ma mere soit vivant è il racconto – inquietante e a tratti eccessivamente distaccato – di un amore e che si fa odio e viceversa. L'immagine che Thomas ha della madre Julie è un puzzle fatto di frammenti del passato: una sorta di archivio soggettivizzato – e non a caso in uno dei flashback lo vediamo osservare la donna chiudendo un occhio e simulando con le mani l'obiettivo di una macchina da presa – all'interno del quale emerge il desiderio carnale di un contatto perduto. La durissima scena dell'accoltellamento in tal senso ha la funzione di una vera e propria catarsi erotica, più volte annunciata dai dettagli di sguardo, carichi di morbosità, tra i due personaggi e dall'incapacità da parte del giovane Thomas di affrontare liberamente una relazione amorosa. 
Dramma edipico fatto di sottrazioni e improvvise fratture violente, dove il ricongiungimento finale riesce a compiersi solo attraverso il doppio sacrificio di madre e figlio, il film diretto da Claude Miller e il figlio Nathan recupera con tonalità cupe e malinconiche, la tradizione francese del racconto di formazione, dell'adolescenza vista come drammatica fase di crisi e transizione. In ultima analisi Je suis hereux que ma mere soit vivant è il racconto, non privo di una certa macchinosità, di tanti amori negati: Thomas e la vera madre Julie, Thomas e i genitori adottivi, Thomas e i fratellastri. E' solo nel finale, ovvero nell'ultimo freeze frame che lo ritrae, che vediamo una luce diversa nel volto del protagonista. Un equilibrio ritrovato però solo al prezzo di un ulteriore abbandono alla sofferenza – il carcere in cui Thomas sconterà la propria pena e il dolore fisico inferto al corpo della madre.

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