VENEZIA 69 – "Recitare non significa pensare". Incontro con Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta e Ariel Vromen (The Iceman)


Una buona accoglienza in sala stampa per il film The Iceman, presentato nella sezione Fuori concorso e diretto dal regista di origine israeliana Ariel Vromen. Il film, interpretato da Michael Shannon, Winone Ryder e Ray Liotta (tutti e tre presenti al Lido) – racconta le gesta del killer Richard Kuklinski.

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Complimenti a Michael Shannon per l'ottima performance. Come è riuscito a entrare in questo personaggio? E' vero che durante le riprese Winona Ryder era terrorizzata da lei?

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Shannon: Pensavo che questo personaggio avesse qualcosa di profondo. Allo stesso tempo mi faceva paura. Chiaramente sono molto diverso da Kuklinski, il mio lavoro non è uccidere le persone come faceva lui ma catturare la profondità dei personaggi. In realtà credo siano stati gli altri attori del film ad avermi spaventato: Winona, Ray. Forse James Franco sono riuscito a terrorizzare, infatti oggi non è qui (risata).
 

Una delle cose più sorprendenti del film è la costante presenza di confini che imprigionano i personaggi. Si rimane senza fiato e il tutto lascia un senso di forte claustrofobia. Sembra esserci costantemente una specie di terrore invisibile. Questo è un elemento molto più terrificante di tanti film sulla mafia che siamo abituati a vedere in Italia.

Vromen: Abbiamo voluto essere il più onesti possibile con i personaggi. Il nostro Kuklinski in fin dei conti è un outsider. Rispetto ad altri film in cui siamo a bituati a vedere una netta separazione tra amore e odio, qui abbiamo puntato su una maggiore ambiguità che proveniva dai personaggi ma ovviamente anche dalla storia.

Cosa pensa del suo personaggio?

Shannon: Se penso a Kuklinski penso a lui da bambino. Penso alle difficoltà che deve subito in seguito ai maltrattamenti subiti e al modo in cui ha scoperto di poter veicolare questa sua rabbia repressa e violenta uccidendo a pagamento vittime che spesso non erano innocenti. L'importante comunque è ricordare sempre che nel nostro campo si recita ma non si pensa. recitare non vuol dire pensare. Anche se in realtà non credo che una persona sana di mente possa fare quello che ha fatto Kuklinski.

Una domanda a Winona. Cosa le interessava nel ruolo della moglie di Kuklinski? A questo punto della sua carriera come sceglie i suoi ruoli?

Ero attratta dalla storia perchè credevo potesse essere un ruolo profondamente diverso dal solito. Non potevo fare alcun tipo di ricerca, perché la moglie di Kuklinski dopo che il marito venne incriminato cambiò nome e diventò irrintracciabile. Pertanto il mio è un personaggio quasi completamente inventato. Nel caso di The Iceman mi interessava molto anche lavorare con Michael Shannon, ma soprattutto sono rimasta attratta dal mio personaggio. Quanto sa questa donna del vero lavoro del marito? Quanto è consapevole di vivere grazie a del denaro sporco? Per rispondere alla seconda domando, devo ammettere che oggi sono arrivata a un punto della mia vita in cui sto bene e mi piace vivere senza l’assillo del recitare. Quindi scelgo i miei ruoli nel caso in cui questi suscitino in me un interesse particolare. Questa era comunque un’esperienza che valeva la pena essere fatta.

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