Ritorno su "Mystic River": la croce è sorgente di luce?

Se per Wojityla la croce è una sorgente di luce, di conforto e di speranza, per Clint Eastwood non si può dire lo stesso: la metodicità con la quale ha disseminato “Mystic River” del simbolo cristiano per eccellenza non lascia molti dubbi.

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Se per Wojityla la croce è una sorgente di luce, di conforto e di speranza, per Clint Eastwood non si può dire lo stesso. Di certo la voce dell'autore di Mystic River è meno autorevole di quella del papa; ma la metodicità con la quale Eastwood ha disseminato gli spazi del suo film con riproduzioni del simbolo cristiano per eccellenza non lascia molti dubbi.
Una dichiarazione d'intenti appare fin da subito, in primissimo piano, sull'anello del più anziano tra i due pedofili che rapiscono il piccolo Dave: una croce di dolore e di sangue, per un calvario che durerà quattro giorni; croci fuori fuoco, qui e là, si mostrano poi appese sullo sfondo di pareti verdastre o grigiastre o giallastre che richiudono, nei loro stretti ambiti, storie di dolore presente o passato; una croce brandita tra le mani senz'anima del vampiro di Carpenter, non-morto e non-vivo come la larva fuoriuscita dalla metamorfosi contraria che dal piccolo Dave ha portato al Dave adulto, occhieggia dal piccolo schermo di casa Boyle; una croce, infine, letteralmente portata sulle spalle da Jimmy – novello Max Cady – tatuata sulla pelle quanto nel cuore (ed ingoiata, nello stomaco dolente).
La croce, quindi, come testimonianza di sofferenza e di ammonimento: per i cristiani, una sofferenza redentrice dell'intero genere umano, ammonimento a ricordare che quella condanna a morte, riservata agli schiavi, equivaleva a rendersi servi degli altri, schiavi degli uomini. Per Eastwood, il simbolo della morte di Cristo rappresenta invece la sofferenza di uomini che non sono dio fattosi carne, ma esseri infimi e transitori destinati a scontare colpe non loro: Dave, che due volte è nato, paga due volte; e sempre da innocente. Ammonimento, poi, a non "gettare la croce" addosso a chi sembra colpevole: la moglie di Dave, lo stesso Jimmy, devono piegare il capo di fronte alla clemenza dell'arbitro Sean Devine, angelo custode del ricordo dei tre ragazzini che si erano trovati al posto sbagliato nel momento sbagliato, e che in nome di quel ricordo rinuncia ai suoi compiti di poliziotto irreprensibile.
Quella di Eastwood, allora, è un'elegia in gloria del dolore, composta trasformando il fiume di Boston in un fiume mistico di sofferenze, nel quale i protagonisti "seppelliscono le loro colpe, le purificano"; un film tormentato, scorsesiano quanto ferrariano, in cui simboli mistici e tragici come la croce portano con sé valori e significati più grandi di quanto non si sia abituati a pensare.

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