"Torque – Circuiti di fuoco" di Jonathan Kahn

Kahn è un esordiente, non ha la mano di Rob Cohen di "Fast & Furious", né condivide col grande regista americano la stessa portata davvero furiosa e anarchica, ma gira come un forsennato, anzi fa di più, è come se incollasse la macchina da presa sullo specchietto delle moto

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A dispetto dell'uscita accanto a tanti altri saldi di fine stagione, Torque è una delle opere più maledettamente astratte dell'anno. Inizia laddove si concludeva il capolavoro di Cohen, Fast&Furious, e porta alle conseguenze estreme un bel discorso poco teorico e molto pratico fatto di motori, di velocità supersoniche, di raccordi invisibili e forse inesistenti. Kahn è un esordiente, non ha la mano di Cohen, né condivide col grande regista americano la stessa portata davvero furiosa e anarchica, ma gira come un forsennato, anzi fa di più, è come se incollasse la macchina da presa sullo specchietto delle moto, filmando quello che vede a velocità impensabili. Torque in questo senso non conosce storia, racconto, svolgimento. E' un grosso videogame, un frullatore impazzito di immagini e di corpi, di motori e panoramiche da capogiro, non si tratta nemmeno pià di un film forse, ma di un impazzito collage di schegge di mondo vissuto sull'ebbrezza dei duecento chilometri all'ora. Ma non è tutto. Accanto infatti al martellamento impressionante di una colonna sonora che taglia in due atmosfera e prospettiva, sussiste un bel nucleo classicheggiante sparato senza ripensamenti nel bel mezzo della pista: il protagonista anzitutto con il suo passato da dimenticare, i problemi con la fidanzata e la rivalità con un certo Trey che vuole ucciderlo per vendicare il fratello. Torque vive allora nella pienezza crepuscolare e romantica di un looser dal cuore d'oro, e ancor di più nell'immagine scomposta di accelerazioni mozzafiato che sconvolgono ogni percezione ordinaria. Gli effetti speciali virano ogni sequenza in un tripudio cromatico abbagliante, e non basta. Come già detto, l'anima roboante, ma vitale dell'opera, sta tutta nella fisicità impressionante dei corpi che la compongono, nel bruciare migli e miglia mandando all'aria situazioni e dialoghi, e di fatto costruendo un ricamo terrigno e virtuale intessuto sull'orlo di depistamenti continui e di corse disperate. Dov' allora l'astrazione? Ma nel deserto bruciato dal sole che sembra sgretolare ogni corpo, nel fuoco visivo di un campo che sembra lentamente svuotarsi di ogni presenza umana, e ancora lì, sull'asfalto, filmato come striscia di cielo…

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Titolo originale: Torque 

Regia: Jonathan Kahn

Sceneggiatura: Matt Johnson

Fotografia: Chris Hayes, Peter Levy

Musica: Trevor Rabin

Montaggio: David Blackburn, Howard E. Smith

Scenografia: Peter J. Hampton

Costumi: Elisabetta Beraldo

Interpreti: Martin Henderson (Cary Ford), Ice Cube (Trey), Monet Mazur (Shane), Matt Schulze (Henry James), Jay Hernandez (Dalton), Will Yun Lee (Val), Jaime Pressly (China), 

Produzione: Original Films, Village Roadshow Productions, Warner Bros

Distribuzione: Warner Bros. Italia

Durata: 81'

Origine: USA, 2004

 

 

 

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