"Dietro l'angolo" di Jordan Roberts

La cosa straordinaria ed elettrizzante di questo piccolo capolavoro è allora proprio il suo disperdersi continuamente nella dolcezza di uno sguardo incantato, sì, ecco, proprio nel guardare, nella sfrontatezza vitalistica e terminale di uno straziante road movie di fantasmi appesi al filo di un tempo sfasato.

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E' un bizzarro e meraviglioso oggetto d'amore questo Dietro l'angolo, una di quelle opere che ti si sbriciolano in mano, fatte di nulla, eppure sorprendenti e vitali, necessarie nella loro sublime debolezza. Quello di Jordan Roberts, interessante sceneggiatore qui alla sua opera prima, è un mondo popolato di uomini comuni, di pulsioni autunnali di morte, di ricordi che bruciano come il fuoco e che lacerano la pelle. Ma è anche un universo visitato da corpi irrequieti che si raccolgono attorno alla eccentricità di un bisnonno "sui generis" (un grande Michel Caine) che corre ancora appresso alle sottane e dice parolacce, il faro di una famiglia virata al maschile e composta dal nipotino di sette anni, da suo padre che zoppica e dalla presenza fantasma e scomoda di un corpo che torna dopo trent'anni, quello di un eccelso Christopher Walken, riaffacciandosi al focolare domestico per farsi perdonare dal figlio, forse. Oppure soltanto per tornare a casa, un'ultima volta, scorrendo il nastro di una vita passata scappare e poi buttata là, nel cortile di un giardino, nel momento in cui padre e figlio si rivedono dopo una vita trascorsa su binari differenti. Dietro l'angolo si alimenta di questi momenti appena sussurrati, dolcissimi, come appunto quello in cui Walken sente il passo del figlio, ma non trova il coraggio di girarsi per vederlo, poi lo fa, lo guarda negli occhi, vorrebbe fermare il tempo, non essere lì, e le parole mancano, quelle maledettissime parole che non bastano mai… E in fondo, al di là di momenti dichiaratamente leggeri e astratti quasi (la cameriera straniera che passa le notti a vedere in televisione film splatter) l'opera disegna in silenzio la sagoma di una vita che danza continuamente con la morte e che non fa altro che appropriarsi della morte, come condizione, come stato permanente di equilibrio, come unico modo per non morire mai veramente.

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La cosa straordinaria ed elettrizzante di questo piccolo capolavoro è allora proprio il suo disperdersi continuamente nella dolcezza di uno sguardo incantato, sì, ecco, proprio nel guardare, nella sfrontatezza vitalistica e terminale di un Caine che invita tutti gli uomini della sua famiglia a mangiare insieme un'ultima volta, e poi ancora a morire, ma dietro un angolo appunto, in un meraviglioso fuoricampo lasciatoci da immaginare, da inventare ad occhi aperti. Perché in fondo è di questo che si tratta: morire certo, ma nel corpo, non nell'anima, non in quel soffio vitale che di punto in bianco trasforma l'opera in uno straziante road movie di fantasmi appesi al filo di un tempo sfasato, punti di luce abbaglianti, nonostante il crepuscolo che avanza… Ed è proprio in un atto primigenio e terminale (la dispersione in progress delle ceneri di Caine, come sua ultima volontà) che si consuma questa meravigliosa ballata lisergica su un America vista da un'urna di ceneri affogate nella musica assordante di uno stereo che, nonostante tutto, emana ancora parole e suoni, e ancora musica, vita, ricordi…Perchè tutto è già memoria, passato, eppure, al tempo stesso presente, attimo di vita immortalato nella memorabile e infinita danza intorno al fuoco di Walken, che già non è più personaggio, racconto, cinema, ma ombra amorevole e necessaria delle persone che ci hanno fatto soffrire, ma che continuiamo ostinatamente ad amare, perché sono parte di noi, perché sono il nostro passato e tutto quello che ci portiamo dentro nella vita di tutti i giorni. Perché in fondo siamo anche quello che lasciamo… Ce lo sussurra a fil di voce l'ultima incredibile sequenza, un nuovo ballo, simile a quello precedente di Walken, ma stavolta vissuto e scandito dalle movenze del nipote di pochi anni che raccoglie il testimone, gioca con la morte e rilancia la vita. E' una sequenza intima e raccolta, defilata, tremolante.

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Ma c'è un mondo dentro.

Titolo originale: Around The Bend


Regia: Jordan Roberts


Interpreti: Christopher Walken, Micheal Caine, Jonah Bobo, Josh Lucas, Glenne Headly, David Eigenberg


Distribuzione: Warner Bros. Italia


Durata: 85'


Origine: Usa, 2004

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