"Bordertown", di Gregory Nava

Il film di denuncia di Nava sul 'femilicilio' di Juarez è in realtà un thriller d'azione del genere "nel centro del mirino", con due donne in fuga da una lunga serie di agguati. Jennifer Lopez pare inarrestabile: inscurisce la folta criniera, va a lavorare infiltrata in fabbrica come la Bergman, urla il suo dissenso di donna e originaria del Messico.

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Capita di vedere, una sera al Cineclub Detour di Roma, l'esauriente documentario di Rafael Montero Preguntas Sin Respuestas, all'interno della Rassegna di "cinema sudamericano al femminile" Cinemulher organizzata dalle associazioni Nuovi Orizzonti Latini e El Vagon Libre. Il documentario in questione pone "domande senza risposta" sull'agghiacciante, animalesco e perpetrato femilicilio che è in atto a Juarez, "la città più violenta del Messico", poverissimo paese di frontiera con gli Stati Uniti dove hanno fatto la loro fortuna le 'maquilladoras', luoghi di sfruttamento della manodopera femminile impiegata sottopagata all'assemblaggio di prodotti elettronici per l'esportazione. Centinaia di donne che lavorano in questi casermoni sino a tarda notte, poi tornano a casa al buio, da sole: e Juarez non è propriamente la città adatta ad una solitaria passeggiata notturna. Si stima infatti, che dal 1995 ad oggi siano circa 5000  le donne scomparse dalla città, di cui soltanto circa 500 sono state ritrovate – morte, uccise in maniera terribile dopo essere state stuprate, seviziate, mutilate. Il governo e le autorità insabbiano, reprimono il dissenso, falsificano le cifre, gettano fumo negli occhi. Come dice il personaggio di giornalista messicano indipendente e controcorrente interpretato da Antonio Banderas in Bordertown: "vuoi uccidere una donna per un qualche motivo? vieni a Juarez, qui te lo lasceremo fare!" Capita, allora, pochi giorni dopo aver visto il documentario, di imbattersi nel film che Gregory Nava (regista del cult che racconta l'ascesa della stella del pop latino Selena, sempre con Jennifer Lopez) ha tratto dalle reali vicende di Juarez. Bordertown appunto. L'incipit del film è sostanzialmente veritiero: come succede alla bella Eva, solitamente sono gli autisti degli autobus che portano a casa le operaie dalle 'maquilladoras', che svoltano all'improvviso verso zone buie e desertiche, dove 'cedere' le donne in pasto ai loro violenti torturatori e assassini: molto spesso, gente ricca, che aspetta nell'oscurità a bordo delle proprie limousines. Eva, però, riesce a sopravvivere allo stupro, fingendosi morta. Da allora, tutti vogliono la sua testa: la polizia che vuole tapparle la bocca, la malavita di Juarez, il ricco bastardo che l'ha violentata. In suo soccorso accorre Jennifer Lopez, reporter decisa a tutto pur di avere il suo articolo-bomba sulla vicenda del femilicilio – da questo punto in poi, il film di denuncia di Nava si trasforma in un thriller d'azione del genere "nel centro del mirino", con le due donne a scappare da una lunga serie di agguati – la Lopez pare inarrestabile, inscurisce la folta criniera, si rimbocca le maniche, va a lavorare infiltrata in una 'maquilladora' (come la Bergman…"ho creduto di vedere dei condannati"); urla il suo dissenso di donna e originaria del Messico in una pessima scena a due col direttore del suo giornale, Martin Sheen, che non vuole pubblicarle l'articolo ("questo è sporco di sangue! e anche questo!", gettando per terra gli schermi dei pc della redazione, fabbricati al confine…), canta finanche la canzone sui titoli di coda, Porque la vida es asi, scritta dal compagno Marc Anthony. Ma la 'trovata' più efficace del film di Nava resta la figura del miliardario violentatore e perseguitatore, sorta di fantasma che si materializza sempre ai lati dello schermo, per pochi secondi, inafferrabile, forse sognato dalle protagoniste, forse mai realmente esistito, parente di un qualunque "Bob" di David Lynch che ci insegue sin dentro di noi, bruciato alla fine nel fuoco della vendetta che però chiude la storia del film, la storia di Eva, di Lauren (J-Lo), del loro sodale Diaz (il personaggio di Banderas) – non certo la storia di Juarez.

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Titolo originale: id.


Regia: Gregory Nava


Interpreti: Jennifer Lopez, Antonio Banderas, Martin Sheen, Sonia Braga, Maya Zapata


Distribuzione: Medusa


Durata: 112' 


Origine: USA/Messico, 2006

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