VENEZIA 69 – "Il cinema può far resuscitare il sentimento dell'amore" – Incontro con Olivier Assayas e il cast di Apres Mai


Molti applausi e molti sorrisi riservati in sala stampa a Olivier Assayas e ai suoi giovanissimi protagonisti (tra cui Lola Creton e Clement Metayer). Apres Mai, film francese in concorso a questo Venezia 69, ha avuto forse la più calorosa accoglienza sin ora riscontrata. Si parla di giovani sessantottini, di cinema, di sentimenti…

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Molti applausi e molti sorrisi riservati dalla sala stampa a Olivier Assayas e ai suoi giovanissimi protagonisti (tra cui Lola Creton e Clement Metayer). Apres Mai, film francese in concorso a questo Venezia 69, ha avuto forse la più calorosa accoglienza sin ora riscontrata. Si parla di giovani sessantottini, di cinema, di sentimenti…

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Signor Assayas, secondo lei i giovani rivoluzionari che ha messo in scena sono un po' lontani da quel proletariato che intendono difendere?

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Forse si, ma in fondo il loro non mi sembra un ambiente privilegiato. Il mio protagonista vive in un ambiente borghese, ma a me non interessava una collocazione sociale. Si è vero, metto in scena una classe media dove son cresciuto, ma c’erano persone da diversi ambienti e i liceali scoprono il mondo in quel modo. In fondo il loro impegno non era paragonabile a quello degli adulti del ’68, loro erano semplici ragazzi che a scuola cercano di cambiare le cose.

I motivi che l'hanno spinta a tornare su quel periodo e sulla sua gioventù? Quanto è importante per lei il '68?

Allora, ribadisco che non è un film sul '68 ma sul dopo maggio '68. Il bellissimo film di Garrel rende giustizia al maggio, io mi colloco dopo e in una storia più intima tra i moti dell’inizio degli anni 70. Diciamo che avevo già fatto un film sulla mia gioventù con L’eau Froide e oggi ho voluto farne una versione più romanzata per affrontare quell’epoca della mia vita. Quel film era più istintivo, questo più romanzato.

Il film è molto scupoloso e restituisce un'umanità vibrante, ma pensa anche lei che manchi un po’ di gioia in questi protagonisti?

Mi sembra che nel film ci sia la presenza dell’amore, della natura e dei sentimenti in generale. È vero che oggi si ha tendenza a rappresentare l’adolescenza in modo caricaturale, io della mia adolescenza ho in effetti un ricordo malinconico anche se innamorato della vita. Il film è impregnato di questo ricordo. È stata un’epoca seria, è vero, forse triste, c’era l’ossessione del processo politico, delle responsabilità, tutte discussioni astratte che si riflettevano sulla vita dei giovani di allora.

C'è un rapporto tra questo film e Desordre, il suo film d'esordio?

Forse c’è un eco, si, ma quello era un film più romantico e giovanile. Forse avevo anche esagerato nel travisare certi fatti. Qui invece ho voluto rispettare la mia memoria, volevo presentare degli eventi di gioventù che raccontassero speranza e disperazione. C’è un filo rosso con quel film, ma anche una distanza evidente.


Oggi il cinema può avere ancora un valore di controinformazione? E poi gli attori: che cosa rimane secondo voi oggi dell’ossessione politica di questi personaggi?

Assayas: Io penso che il cinema non possa essere un mezzo di informazione, ha essenzialmente un valore dialettico e artistico e la cosa migliore che il cinema possa fare è rispettare la complessità dei fatti, mai di sbrogliarli. Non voglio lontanamente informare lo spettatore, anche se forse in certi periodi lo si è pensato, è vero.

Metayer: è vero che gli adolescenti allora erano molto più impegnati politicamente, oggi abbiamo perso molto di quella fede politica. Forse lo stesso modo di vedere il mondo è cambiato, allora la politica era un filtro col mondo irrinunciabile, oggi ci sono tanti altri filtri che intercorrono tra noi e il mondo.

Creton: forse oggi la politica non consente più di farsi sentire e per i giovani non rimane altro che cercare nuovi mezzi per cambiare le cose. O forse solo per parlare, per potersi esprimere.

Quindi bisogna cercare un nuovo medium?

Assayas: La prospettiva di quell’epoca era totalmente diversa dal punto di vista dei media, oggi tutto è accessibile e forse è un bene ma ha anche aspetti negativi. Era la comunicazione che quei giovani mettevano in dubbio, la rete rivoluzionaria di una generazione, la free press, era una vera e propria rete sotterranea internazionale. Quindi la comunicazione era mossa dall’idea di fondo, oggi non so se questa comunicazione di minoranza sia sopravvissuta. Forse è l’arte che oggi può essere un linguaggio minoritario. Penso che che l'arte e il cinema in particolare possano attuare una resurrezione dei sentimenti che si son persi, è questa la vera fede nel cinema che anima il mio protagonista. Lui vorrà fare dei film perchè crede ancora che il cinema possa far resuscitare l'amore.

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