“Taken – La vendetta”, di Olivier Megaton

taken la vendetta
Nell'addestramento repentino all'estensione del dominio della lotta a cui Liam Neeson è costretto a iniziare la figlia adolescente a distanza ritrovi tutto quel fragilissimo sentimento d'affetto sottotraccia che scorreva nei training di Nikita o della giovane Matilda di Léon.

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Negli ultimi due lavori di Olivier Megaton la presenza del Luc Besson produttore e sceneggiatore sembra decisamente più personale del solito script sfornato a ritmi industriali e lasciato nelle mani dei fidi finalizzatori della propria scuderia (appunto Megaton, Morel, Alessandrin, ecc): nell'inedito in Italia Colombiana, con Zoe Saldana (tra l'altro, un ottimo film), Besson sembrava ripercorrere con Megaton la vicenda di un dolente Léon al femminile, a cui rimandavano, tra le altre cose, metodi e estro degli omicidi messi a segno dal letale e tormentato personaggio della protagonista.
Stavolta, il sequel di Io vi troverò pare recuperare un sentimento di intimità che era del tutto assente nel primo film, quello sì uno degli script più cinici e oscuri di Besson di sempre. Nell'addestramento repentino all'estensione del dominio della lotta a cui Liam Neeson è costretto a iniziare la figlia adolescente a distanza ritrovi tutto quel fragilissimo sentimento d'affetto sottotraccia che scorreva nei training di Nikita o della giovane Matilda, di nuovo, di Léon.
Megaton intuisce appieno questa direttiva bessoniana e lavora benissimo proprio sulle traiettorie della distanza e del ricongiungimento familiare: tutto il film è un unico movimento alla ricerca di un'inquadratura che possa contenere l'intero nucleo formato da Neeson, dalla ex-moglie, e dall'amata figlia. Un percorso che si snoda attraverso una Istanbul tentacolare che i personaggi tengono insieme con una sorta di gps emozionale (è forse questa l'intuizione figurativamente più interessante del film), e che non a caso ha un andamento a cerchi concentrici che inizia a finisce con una lezione di guida, con in mezzo il vero driving test da affrontare per la ragazza, ovvero quello di un inseguimento in auto potenzialmente letale.

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Se Besson regala delle trovate strepitose come l'eco di granata utilizzato come puntatore di posizione, o l'infinita mappa mentale numerica del protagonista, Megaton reagisce modificando radicalmente lo stile della sua messinscena tra la prima e la seconda parte del film, rovesciando paradossalmente le aspettative formali. Le sequenze più concitate, dall'inquadratura e dal montaggio più “agitati”, sono quelle che descrivono il teso conflitto familiare di partenza, e la difficoltà del protagonista di tenere unito il nucleo, che infatti è frammentato anche dalla regia del film. Quando poi Megaton e Besson danno il via all'azione, il film al contrario si distende, la frenesia registica si placa: Neeson ha ritrovato la sua dimensione, quella dell'infallibile gigante buono ma incazzato. Ed ecco che, appunto, solo nel finale l'immagine può riunificarsi definitivamente, con l'accettazione dell'indipendenza della figlia e del nuovo arrivato in famiglia, il suo ragazzo.
Costretto per seguire la doppia traiettoria della figlia e della ex-moglie a giocare in parallelo su due fronti, il protagonista accentua qui la sensazione di essere una sorta di futuro di Bourne, un Bourne di mezza età, in pensione, che agisce per piccoli assalti, brevi rappresaglie, interventi fulminei: una schizofrenia ragionata tutta contemporanea che è anch'essa sentimentale prima che d'attacco.

Titolo originale: Taken 2
Regia: Olivier Megaton
Interpreti: Liam Neeson, Maggie Grace, Famke Janssen, Rade Serbedzija, Leland Orser, Luke Grimes, Luenell
Origine: Francia 2012
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 91'

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