Tentazioni (Ir)resistibili, di Stuart Blumberg

mark ruffalo e gwyneth paltrow in thanks for sharing

Stuart Blumberg, all’esordio registico dopo I ragazzi stanno bene, punta la penna e la macchina da presa su quell’umanità oramai divenuta indefinita al cinema americano che sono i quarantenni, metropolitani, wasp, East Coast. Ma dimentica la vera portata di una malattia come la sesso-dipendenza, che è solo la punta di un iceberg infuocato che sta molto più a fondo

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mark ruffalo e gwyneth paltrow in thanks for sharingDove è finito il “lavoro” nel cinema americano? Nella patria della civilizzazione tecno-meccanica del West, della tolemaica Standard Oil, del Proibizionismo – Ventennio chiarificatore, dove la mano del mercato diventava davvero invisibile e si arrivava a sistematizzare anche il lavoro criminale –, può essere che il capitalismo contemporaneo, sempre più complesso e strutturato fino a svanire, abbia finito per rendere obsoleta anche la sua semplice rappresentazione? Guardando – ancora – a Ovest, ad Hollywood, sembrerebbe di sì: quando è l’ultima volta che il lavoro è stato al centro della costruzione di un personaggio, o addirittura, di un intero film? Scorrendo avanti su titoli totalmente aderenti all’ultimo decennio differente come Nel centro del mirino e L’uomo del giorno dopo – dove due statue neoclassiche come Clint Eastwood e Kevin Costner semplicemente lavorando creavano e difendevano la nazione –, è oramai tracciabile la linea che divide, ancora, cinema americano e serie tv americane, dove se nel primo – tranne nel preciso “lavoro” di un regista a parte come Jeff Nichols e la sua trinità sudista e materiale, Shotgun Stories, Take Shelter, Mud – i nomi e le opere quasi non si contano (però al ribasso), nella seconda i palinsesti vengono continuamente riempiti da mondi finzionali che partono, tornano, funzionano e divengono chiarificatori solo in rapporto a quel preciso segmento della società – Mad Men e la pubblicità, Homeland e lo spionaggio, per arrivare alle summe della politica con The West Wing e al sistema americano in generale con The Wire. Stuart Blumberg e il suo Tentazioni (Ir)sesistibili appartengono, naturalmente, al primo insieme.

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Adam (Mark Ruffalo) era, è, un sesso-dipendente. Sono cinque anni che non ha più rapporti, cinque lunghi anni in cui grazie al suo gruppo di sostegno è riuscito ad arginare, curare, la malattia, ri-acquistare una stabilità che adesso viene messa a dura prova dall’arrivo nella sua vita di Phoebe (Gwyneth Paltrow). Mike (Tim Robbins) è lo sponsor di Adam, un ex-sesso dipendente ed alcolista che si ritrova a dover gestire assieme alla moglie Katie (Joely Richardson) il ritorno a casa del figlio Danny (Patrick Fugit), finito in carcere per furto e adesso sulla via della riconciliazione con se stesso. Adam è lo sponsor di Neil (Josh Gad), dottore del pronto soccorso in piena distruzione da sesso-dipendenza, appena licenziato per aver filmato sotto la gonna una collega e all’inizio dei lunghi e dolorosi dodici passi, e che troverà una spalla e un sorriso amicale in Dede (Pink), suo specchio emotivo.

 

Il lavoro è la stella polare e il nord dell’etica protestante calvinista su cui si innerva la società americana – e una storia fatta di una Guerra Civile combattuta in funzione (ma non soltanto) di una forza/economia lavoro da tenere ancorata o liberare –, e la sua rappresentazione è uno degli aspetti fondanti di un personaggio e della relativa storia. Questo è verosimile maggiormente in alcuni casi e in altri meno, e Tentazioni (Ir)sesistibili appartiene al primo: i protagonisti fluttuano nelle maglie della società come se fossero intangibili, palloncini pieni solo di elio e destinati a mistificare la loro completezza come la voce storpiata da un gas nobile. Adam, Mike e Dede sono privi di concretezza, della classica relazione azione-reazione, completamente disconnessi con la realtà anche solo materiale che li circonda. La sesso-dipendenza, vera e proprio calamità psico-fisica che è una malattia, e che ti fa licenziare, citare in giudizio, rendere inabile al lavoro e agli affetti, qui viene risolta solo sul piano emozionale e sessuale, che è solo la punta di un iceberg infuocato che sta molto più a fondo. Solo nei casi dei “giovani” Danny e Neil si parla di lavoro, economie, ma unicamente in rapporto al passato – Danny e i mille lavori fatti in giro per gli States, Neil e la sua bravura in medicina, entrambe cose che ritorneranno però utili se ce ne ricordiamo, se se ne ricordano, come quando Danny costruisce un laghetto artificiale che è un ecosistema in giardino o Neil interviene a casa di Adam per soccorrere una ragazza che aveva ingurgitato delle pillole.

 

Blumberg punta la penna e la macchina da presa su quell’umanità oramai divenuta indefinita al cinema americano che sono i quarantenni, metropolitani, wasp, East Coast. Con il lavoro che è una rete di luoghi, conoscenti, amori, possibilità ed esperienze che, semplicemente, non c’è, e quindi tutto il malloppo di luoghi, conoscenti, amori, possibilità ed esperienze, semplicemente, è uno sfondo da teatro parrocchiale. E questo torna ancora e ancora in un film come Tentazioni (Ir)sesistibili, dove si tenta di mostrare l’onda d’urto di una malattia poco conosciuta e molto derisa come la sesso-dipendenza, e come risultato abbiamo solo camminate solitarie per Stuvy Town e il correre in taxi tra la 3° e la 40°. Senza poi scrivere e parlare della mostrazione di una sessualità solo maschile, con la donna ridotta a fine ultimo o strumento della passione, o addirittura mostrata in un alone ossessivo-compulsivo, ma dello sceneggiatore – assieme alla regista Lisa Chodolenko – dell’altrettanto scivoloso e rabbioso (per noi) I ragazzi stanno bene, e qui al suo esordio come unico intestatario del film, non potevamo che (pre)vedere questo…

 

 

Titolo originale: Thanks For Sharing

Regia di: Stuart Blumberg

Interpreti: Mark Ruffalo, Tim Robbins, Gwyneth Paltrow, Josh Gad, Joely Richardson, Patrick Fugit, Pink

Origine: Stai Uniti, 2014

Distribuzione: Minerva Pictures

Durata: 112'

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